domenica 19 luglio 2015

"The Reach - Caccia all'uomo" (Beyond the Reach) di Jean-Baptiste Leonetti, il western action thriller... erosivo!






     Ben (Jeremy Irvine) è una giovane guida il cui compito è quello di scorrazzare i borghesi della città desiderosi di vivere un'avventura da cacciatori nel vecchio west.
 Dopo il languido abbandono dalla ragazza, partita per frequentare il college di Denver, Ben viene assunto da John Madec (Michael Douglas), un miliardario desideroso di portare a casa il trofeo di un bighorn, una pecora selvatica nordamericana che magari incontreremo in futuro nella rubrica "Se sei vivo... restaci!". Il lavoro prevede un compenso di mille dollari al giorno!
 Fatte le dovute presentazioni, i due si dirigono verso il deserto del Mojave per cominciare la caccia. Il mezzo utilizzato è quello di Madec, una lussuosissima Mercedes-Benz G63 AMG 6X6. Il passaggio dalla "civiltà" alla purezza del deserto selvaggio, racchiude l'entrata in contatto dell'idealismo di Ben con il cinismo di John. Contatto che ben presto evidenzia la legge della contaminazione tra due corpi...
 La caccia è caratterizzata dall'attesa. La pazienza di seguire le tracce della preda, entrando quasi in simbiosi con l'animale, ma anche con l'ambiente che avvolge e cela la posta silente. Per il ricco Madec la caccia è solo un mezzo per ottenere un trofeo. Della carne morta senza alcun simbolismo esistenziale.
 Carne morta che, a causa della brama di possessione e del desiderio di manifestare il proprio potere sulla natura, assume le sembianze di un uomo. Madec, vista una sagoma muoversi su un crinale, spara senza aspettare la conferma di Ben. Il risultato è un vecchio morto stecchito.
Dal dramma di aver causato la morte di un uomo, si passera a una caccia estenuante. Tutto questo perché la contaminazione è solo parziale e mai totale. Ben non scenderà di certo a compromessi con il finanziere mangia uomini!




 "The Reach - Caccia all'uomo" ha moltissimi punti deboli. Uno di questi è il darwinismo espresso quasi a forza da Madec. Lo squalo di Wall Street cerca di filosofeggiare sul potere dell'uomo innanzi alle avversità. Avversità che cercherà di plasmare a percorso della distruzione del puro Ben, ma il deserto non è la borsa di NY...
 Proprio dal film di Oliver Stone sembra essere prelevato Michael Douglas. Un uomo d'affari senza scrupoli paracadutato in un deserto frutto dell'erosione di: "Duel", "Le tre sepolture", "Non è un paese per vecchi", ecc.
 La caccia all'uomo, filone action su cui si basa l'opera, è la più sconclusionata. Qual'è il fine di tutto quel casino? "L'attesa del piacere è essa stessa il piacere" risponderebbe forse Gotthold Ephraim Lessing. Ma non vi è nulla di razionale in quel comportamento.
 Madec, dopo aver costretto Ben a seppellire il cadavere, comprende di non poterlo avere come complice. Lo costringe quindi a spogliarsi e a vagare scalzo e nudo, tranne che per un paio di boxer, nel deserto.
 Il tizio assassinato è sepolto, se uccidi direttamente Ben nessuno saprà nulla. Perché quindi non dargli un calcio in culo in prossimità di un precipizio e gridare all'incidente? Punti utili al volo ve ne sono in abbondanza. In questa foto sembra che il caro Douglas se ne sia accorto solo a fine riprese...



 La caccia stessa risulta noiosa e non avvincente. Il finale sembra la parodia dei thriller di Brian De Palma con una citazione, da spaccarsi in due dalle risate, dell'Anton Chigurh dei Coen.
 Il film è tratto da  "Deathwatch" di Robb White. Non ho letto l'opera di White quindi mi limito a giudicare la trama del film, che avrebbe potuto avere uno sviluppo più credibile: Madec, compresa l'incorruttibilità del ragazzo, tenta di "incidentarlo" ma questi riesce a fuggire. Avrebbe inizio una caccia più credibile.
 Se proprio si voleva esser "creativi", si sarebbe potuto sostituire il minatore ucciso con un apache, per vedere poi un parente di questi disseppellire l'ascia di guerra e dar origine a una caccia spietata ai visi pallidi. Una sorta di "Southern Comfort" desertico e nativo. Sarebbe nato un b-movie di certo meglio di questo. Altrimenti tanto vale far trainare il suv a un Ben vestito solo di autoreggenti e con tacchi 14 di colore fucsia, mentre il sempre arzillo Douglas canta a squarcia gola questo bel motivetto...




 Cosa si salva del film? Due elementi. Il terzo personaggio che sovrasta i due attori principali, ovvero il sole. Esso risulta quasi inquietante nel suo essere un sicario passivo. Sin dall'inizio si esibisce nella sua potenza, come fosse un'antica divinità pagana risorta.
 Secondo elemento è il paesaggio. Il deserto del Mojave, che in realtà e il deserto del New Mexico, come ci fa notare Poison nel suo fantastico articolo, risulta maestoso e immortale nella sua bellezza, anche se non ripagato da una fotografia adeguata.
Ringrazio Michele Borgogni per la segnalazione e per l'avviso di pericolo!




 

4 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Bella chicca: peccato per i punti deboli...

Ivano Satos ha detto...

Il punto di partenza era interessante, ma lo sviluppo è stato veramente accidentato. Il finale è degno di un podio Zinefilo ;)

poison ha detto...

Il piano di Madec fa acqua da tutte le parti, il regista (che temo non passerà alla storia) è stato forse un po' troppo presuntuoso, dichiarando di essersi ispirato a Duel.

Ivano Satos ha detto...

Condivido al 100%. Mi sembra di aver capito che abbiano cercato di "migliorare" l'opera di Robb White inserendo quel finale che occhieggia alle lobby delle armi ;) Mille volte meglio la caccia all'uomo di L'Amour nel libro "La pistola rotta".