giovedì 30 luglio 2015

Ken Parker "Omicidio a Washington" n°4




    2 ottobre 1870, stazione di Washington. Il nostro Ken Parker giunge a Washington dal selvaggio Montana in una parodia western di Totò e Peppino...


 Egli non beneficerà dell'aiuto di un vigile polentone bensì di un ragazzino abbronzato e dal linguaggio cotonato ma mimetizzato.


 Ken Parker giunge a Washington proprio in un momento molto particolare. Ely Donehogawa, un indiano irochese, è stato eletto commissario per gli affari indiani dal presidente Grant. 
 Per Parker questo è un segno di un possibile cambiamento nella politica Usa nei confronti dei Nativi. Giunto dal commissario gli espone i problemi che i soldati di Fort Smith, situato ai margini della riserva indiana dakota, devono affrontare. Problemi che non nascono dagli indiani ma dai bianchi delle compagnie minerarie. Questi infatti hanno numerosi interessi nella zona, dove sono state trovate tracce di argento e zinco, e cercano di provocare i Nativi sperando in una loro reazione che giustifichi ll'intervento dell'esercito.
 Ely decide di prendere di petto il problema e portarlo fino in parlamento, magari con un testimone vestito per l'occasione...



 Come sempre, nelle storie di  Ken Parker, l'ironia è un intro pacato, un istmo quieto atto a convogliarci in un viscere tumultuoso e violento. Ed è proprio quello che accade in questa quarta puntata. Ma la violenza qui non è rappresentata da sparatorie adrenaliniche, comunque sempre presenti, bensì da quella intellettuale, o per meglio dire da pochezza di intelletto. L'eco celebrale si manifesta sempre con l'odio verso l'altro, il diverso, soprattutto se ciò nasce dall'interesse economico e dalla brama di possesso.
 In "Omicidio a Washington" vivremo una serrata indagine poliziesca, fatta di sospetti, agguati, sparatorie e, soprattutto, molti dubbi. Ma non preoccupatevi amanti degli spazi aperti, il western risulta sempre presente nella vita di Ken Parker, così come la sete di giustizia.



mercoledì 29 luglio 2015

Un po' di ebook western per lagniappe. Assedi claustrofobici, cinesi vampirizzanti, kung fu tra i cactus, cavalcate amare e seghe di erba, tutto questo in freedownload!!!





       Che cosa si intende con il termine lagniappe? Deriva dallo spagnolo ñapa e viene utilizzato unicamente in Louisiana. <<L'equivalente del tredicesimo panino nella "dozzina del fornaio">>, cosi ci risponderebbe il nostro amato Mark Twain. Lagniappe è il dono del commerciante, invece che arrotondare per difetto sul prezzo, egli decide di aggiungere n'anticchia di prodotto gratuito. 
 Ma può esser anche più creativo, si sa i bottegai son po' artisti. Avete presente il capello che trovate nel panzerotto fritto? Il sudore del kebabbaro che cola sul panino che vi sta riempiendo con TUTTO quello che c'è sul banco? Le sputacchie dell'oste che si siede a parlare con voi, mesciandole col vino che avete ordinato con l'acquolina in bocca? Le piattole della tipa rimorchiata al concerto dei Those Poor Bastards? E' tutto lagniappe al 100%!!!
 Qual'è il lagniappe per uno scrittore? Che diavolo di domanda, delle opere gratuite naturalmente. Vi segnaliamo quindi alcuni ebook freedownload, di alcuni abbiamo già parlato nel blog. Buona lettura!


 Moreno Pavanello - Attento Trinità... arrivano i vampiri! Avere un fratello che richiama i guai, tra furti e truffe a poker, è una vera condanna se si finge di essere uno sceriffo modello. Perché un motivo ci sarà se Bambino è disposto ad indossare la stella e a sopportare un sindaco ansioso e iperfobico.
Trintà, in realtà, rappresenta una semplice orticaria se confrontato a certi personaggi che appaiono dal nulla nella tranquilla cittadina custodita da Bambino. Improvvisamente spuntano cinesi, saltellanti come uccelli, provvisti di zanne taglienti come bowie knife affilati sulle chiappe di bisonti. Il problema è che anche a tagliarli a pezzetti, alla maniera del caro vecchio Jack "Hatcher" Ireland, questi limoncelli capitonano e continuano a muoversi e a dibatersi.
 Ma dove c'è Trinità ci sono non solo guai ma anche donne. Proprio una ragazza cinese sarà il tramite tra lui è una cultura millenaria attraverso cui sarà possibile scoprire l'origine di queste creature assurde. 
 Moreno Pavanello crea una stupenda fanfiction utilizzando due miti della nostra generazione. Lo chiamavano Trinità stroboscopirà con fotogrammi improvvisi mentre leggeremo il racconto. Vedremo Bud Spencer protendere il muso prima di scagliarsi su qualche vittima e Terence Hill piroettare in acrobazie funanboliche o shakerare un mazzo di carte.
 La notte, descritta dal Moro, fonde weird west e spaghetti marziali in un abbraccio esilarante. 
 Se volete scoprire la genesi di questa folle opera qui l'autore ne descrive gli eventi fatidici. Per approfondire la natura dei vampiri cinesi, gli jiangshi, vi rimando all'articolo del Moro. Se volete sonorizzare adeguatamente sul tubo trovate la soundtrack di Lo Chiamavano Trinità
 Se volete ripagare Il Moro per questo suo regalo potete acquistare "Gladiator Kibernetes", ecco la sinossi: A duemila anni dalla fondazione di Roma, in un mondo dove qualcosa è andato in modo diverso, Roma domina una tecnnologia oltre ogni immaginazione. Ma a est le invincibili orde di Gengis Khan premono sui confini. Nell'arena si ripete in piccolo il dramma che sta sconvolgendo il mondo. Un gladiatore contro un prigioniero mongolo. Carne contro metallo. Bionica contro microingegneria. All'ultimo sangue.Su Ucronia potete aprofondire il mondo creato dal Moro
Download gratuito per Attento Trinità... arrivano i vampiri! :
versione mobi (Amazon)
versione per Google Play
versione epub (Bookrepublic)




 Lucius Etruscus - Spaghetti marziali. Quando gli italiani inventarono il kung fu western.  L'Italia, patria degli spaghetti western, diviene anche tavola calda della loro contaminazione. Tra i vali ibridi, come direbbe Abatantuono, vi sono gli spaghetti marziani.
 Ma quale disturbo bipolare ha indotto la nascita di questo sottogenere? Lucius Etruscus, attraverso l'opera gratuita "Spaghetti marziali, quando gli italiani inventarono il kung fu western", ci presenta l'evoluzione di questo strabico frutto. La cinematografia, come tutta l'arte in generale, è piena di copia e incolla, stagionature, lievitazioni, fermentazione e adulterazioni. Il figlio della colpa, di queste accoppiate internazionaliste, è "Oggi a me... domani a te!" di Tonino Cervi. Brett Halsey, noto in Italia soprattutto per la sua partecipazione ad alcuni film di Bava e Fulci, interpreta un innocente che ha pagato in carcere l'ingiusta accusa di aver ucciso la propria moglie. Una volta libero decide di rintracciare il vero colpevole e di fargliela pagare. Il cattivone non è il solito bandito messicano o il soldato della Guerra Civile che ha rinnegato gli obblighi verso la divisa. Il criminale è un giapponese con katana annessa. Mentre gli spettatori si guardano stupiti chiedendosi <<Ku fu 'sto limoncello?>>, una nuova figura comincia a danzare tra le italiche pellicole. Questa figura, gentile o sadica in base alle necessità, è il figlio dell'Asia mistica e marziale, ascetica e affamata, sfruttata e crudele.
 L'ondata dei film di arti marziali, i made in Hong Kong più estremi, innescherà una fortissima virata verso lo splatter.
  L'Etruscus ci accompagna in uno strepitoso viaggio nel cinema internazionale degli anni '60 e '70. Dall'Italia si passa all'America e, infine, all'Asia del ventunesimo secolo che riprende un genere da noi morto nel 1975. Fosse morto solo quello...
 Qui potete scaricare il saggio di Lucius Etruscus.
 Volete ripagare l'Etruscus per questo saggio originale? In questa pagina troverete tutti i suoi lavori, ma anche i suoi numerosissimi blog. Io, sapendo il vostro amore per il western (in caso contrario che ca--- ci fate qui?), vi consiglio gli ebook della saga di Giona Sei-Colpi, weird western risorgimentale i cui ebook sono stati tutti recensiti in questa pagina. I vari volumi possono essere letti singolarmente, non è necessario cominciare dal primo volume e leggerli in maniera cronologica. Ecco la sinossi proprio del primo volume, "La notte dei risorti viventi": Roma, 1849. La neonata Repubblica Romana di Mazzini ha le ore contate: dal suo esilio a Gaeta papa Pio IX ha chiesto aiuto alla Francia e l’esercito del generale Oudinot sta per iniziare un assedio per espugnare il colle Gianicolo. Perché chi controlla il Gianicolo, controlla Roma. Questo è quanto ci dicono i libri di storia, ma quello che nessuno sa è che gli insorti romani non hanno dovuto affrontare solamente i soldati francesi... Questa è la storia, mai raccontata, dell’ultima notte della Repubblica Romana: quando gli insorti affrontarono... i “risorti”.




    "Esiste un genere particolare di film che si potrebbe chiamare tanto “d’assedio” quanto “di barricate”, ed indica una storia che veda alcuni personaggi costretti in un singolo luogo da un nemico che li circonda: le storie di questo genere non si focalizzano sul nemico esterno bensì sui problemi interni al gruppo di protagonisti. Questi infatti si ritrovano impegnati non già a resistere agli attacchi del nemico esterno, bensì a fronteggiare il nemico interno: problemi di razza, religione, politica, estrazione sociale e mille altre questioni, unite alla paura e alla convivenza forzata, creano una situazione esplosiva.Genere utilizzato dai registi più disparati e dalle cinematografie più diverse, il viaggio del cinema d’assedio inizia lontano nel tempo: quasi cento anni fa."
 Nel 1929 esce infatti nelle sale Lost Patrol di Walter Summers, opera derivante dall'esperienza bellica vissuta in Mesopotamia da Philip MacDonald. Il film rimane disperso a livello materiare e mnemonico ma rappresenta il capostipite di un genere che sarà reso famoso da un'opera che apparirà nelle sale pochi anni dopo, The Lost Patrol (1934) di John Ford. Ford, con il suo realismo, traccia un punto di riferimento per i successivi film che accenderanno un faro su un gruppo di uomini posti ad affrontare una situazione ai limiti della sopravvivenza fisica e psicologica. Si passa quindi a versioni  western (Bad Lands,) risorgimentali (La pattuglia sperduta,), bolsceviche (Trinadtsat’,), isolane (Wake Island), desertiche (Sahara, Nine Men), filippine (Bataan)
 L'opera rappresenta non solo uno studio sulla cinematografia d'assedio ma anche sull'evoluzione sociale dell'America. L'Etruscus ci mostra il passaggio da un cast "all white",  come in The Lost Patrol, alla rappresentazione della multirazzialità degli USA grazie al Sahara di John Howard Lawson. Contemporaneamente, ci viene mostrato il clima di caccia alle streghe avviato dal senatore Joseph McCarthy, aiutato dal suo fido consigliere Robert (Bob) Kennedy. Dalla storia di un genere cinematografico all'evolusione sociale di uno stato con ancora la fobia dell'assedio.
 Qui potete scaricare il saggio di Lucius Etruscus.
 Vi segnalo un'altra serie firmata dall'Etruscus, quella di Marlowe (no, non quel Marlowe) l'investigatore bibliofilo. Anche in questo caso i diversi ebook, di cui ho parlato qui, possono essere letti in maniera completamente indipendente. Se siete appassionati del "Re in giallo" e della serie "True Detective" potrebbe interessarvi l'ultimo ebook della serie, "True Marlowe e il Re in Giallo", ecco la sinossi: La realtà nasce sempre dalla fantasia, e quando l'investigatore bibliofilo Marlowe è testimone di un delitto troppo "citazionista", decide di battersi perché la verità venga a galla: un innocente è stato accusato di omicidio semplicemente perché... una citazione non è stata capita! Inizia un'indagine che porterà Marlowe a visitare le stelle nere del collezionismo librario, dove per completare una collezione si può anche uccidere, seguendo la scia di un libro che solo lui considera la chiave per sciogliere l'enigma: "Il Re in Giallo" di Robert W. Chambers.
 Se invece preferite un'altro saggio cinematografico, vi segnalo "Ninja. Un mito cine-letterario". Sinossi: Gli eventi “caldi” degli anni Cinquanta giapponesi spingono alcuni autori a rispolverare una figura storica poco apprezzata, e anche poco studiata, per trasformarla e distorcerla fino a creare un personaggio immaginario totalmente slegato da quello storico. Il successo dell’operazione, dichiaratamente faziosa, esplode e in pochissimo tempo il fenomeno sfugge di mano agli stessi autori: nasce così quello che noi ancora oggi chiamiamo ninja, del tutto alieno a ciò che nei più di mille anni precedenti è stato per le cronache storiche. Contagiando i media di USA, Cina e sud-est asiatico, e quindi anche l’Europa, il fenomeno in pochi anni ha conquistato il mondo e ancora oggi la parola “ninja” ha acquisito significato internazionale.
Questo saggio, assolutamente unico nel suo genere, ripercorre dati alla mano il contagio dell’idea nata fra un ristretto gruppo di scrittori ed esplosa in ogni forma di comunicazione - dalla TV ai fumetti, dai libri ai videogiochi, ma soffermandosi in maniera particolareggiata sul cinema, grande veicolo di contagio in questo caso - sottolineando ovviamente le differenze che ha assunto in ogni Paese in cui è arrivata. Per portare luce su un fenomeno ancora oggi pressoché ignoto per cui una spia ed assassino del Giappone medievale è diventato un eroe moderno e mondiale.
Il saggio è completato da una “Guida al cinema ninja internazionale”, una luce nell’ombra che ricopre un genere pluridecennale.





AAVV - Storie di frontiera. "Dentro 'Storie di frontiera' pulsano ben 11 racconti western in cui c’é l’avventura, ci sono le sparatorie, c’é l’amore, c’é il rancore, c’é la polvere, ci sono gli indiani, ci sono le praterie sconfinate ed i deserti assolati… c’é il west insomma!"
 Con queste parole la redazione di  farwest.it, mitico sito per chiunque sia appassionato di western, ha annunciato la pubblicazione del primo volume della nuova collana "Storie di frontiera".
 Il volume è il simbolo di quanto in Italia la passione per il western non sia vissuta solo passivamente, ma anche in maniera attiva, grazie a persone che sfornano storie muschiose e dirompenti.
 Tra i diversi scrittori, che hanno donato le proprie opere, vi è anche il nostro Moreno Pavanello, il cui amore per il western non si è certo atrofizzato dopo la pubblicazione di "Attento Trinità... arrivano i vampiri!" , ma splende ancora dalle pagine del suo blog. Basta leggere tutti questi articoli gustosi!
 Il racconto del Moro si intitola  Everglades e sarà un toccasana in queste giornate afose,  dato che è ambientato nelle paludi delle Everglades. Se le zanzare e il caldo vi fanno uscire pazzi, provate a immaginare cosa sarebbe l'aggiunta di miasmi assassini, erbe che segano più di Ash, sanguisughe più esperte di Vampirella, una cappa asfittica e una marea di fango che ti afferra ai piedi peggio di una moglie seminata e ritrovata. Ma soprattutto ci sono i Seminole che ruggiscono molto più di una lurida zanzara tigre... Quello del Moro è un western molto particolare, da leggere tutto di un fiato!
 Sul sito sono presenti altri ebook gratuiti, come Storie del West n°1-2 e Racconti del West n°1-2-3. E' inoltre disponibile il Dizionario dei film western scritto da Mario Raciti.
 Vi ricordiamo che Mario Raciti è il curatore della collana "Ombre Bianche" edita dalla casa editrice Villaggio Maori. Ecco uno stralcio della presentazione che il Raciti ha fatto sul suo splendido blog Western Campfire: L’abbiamo chiamata “Ombre Bianche” perché la sto costruendo tutta intorno al West bianco, evitando quello degli Indiani che altre case editrici stanno già trattando, e ovviamente meglio di quanto potrei fare io.
Al momento il budget non permette ancora la possibilità di affidarsi a testi stranieri sotto copyright per cui sto gestendo la collana attraverso i lavori di libero dominio e le opere di autori italiani. Ciò non è per forza un ostacolo, anzi può essere un punto a favore perché ci sono un sacco di libri interessantissimi mai usciti in Italia, come per esempio le memorie degli uomini che vissero gli anni del West. È inoltre un buon “impedimento” per permettere agli scrittori italiani di cavalcare il genere, sia in narrativa che in saggistica, e proporci i loro lavori.
Attualmente, comunque, per Ombre Bianche ci sono in lavorazione/preparazione sei libri, di cui quattro saggi (tre stranieri in traduzione) e due di narrativa. Ma la fornace è sempre accesa e con l’editore si discute spesso di cosa Ombre Bianche potrà ospitare in futuro.







domenica 26 luglio 2015

"Slow West" di John Maclean, il western picaresco dipinto dalla fotografia di Robbie Ryan






     Una notte a strapiombo sul cielo stellato, mentre Jay Cavendish (Kodi Smit-McPhee) pensa alla sua amata, Rose Ross (Caren Pistorius). Jay è un aristocratico diciassettenne giunto dalle Highlands scozzesi nel Nuovo Mondo, il fine è quello di incontrare il suo amore, recatasi in America con il padre.
 La solitudine di quel viaggio, in un terreno cosi vasto, è quasi speculare alla solitudine del popolo indiano, le cui terre egli attraversa incontrando solo donne e neonati. Il passaggio attraverso un cimitero indiano, impresso nella nostra memoria grazie al film "Corvo Rosso non avrai il mio scalpo" (Kentucky, BaraVolante), rende ancora più malinconico questo incontro tra culture. L'incontro tra la cultura originaria di quelle terre e una cultura straniera ma ormai padrona, non vi sarà infatti alcuna reazione a quel sacrilego passaggio.
 E' come se il giovane Jay fosse il protagonista di uno di quei viaggi dimensionali tanto amati dalla letteratura fantastica. Il paesaggio diventerà sempre più assurdo e spettrale, con le anime sospese tra vita e morte come fuliggine sottile.
 In questo inferno chiamato Colorado, Jay incontra Silas (Michael Fassbender) che si offre di accompagnarlo nel suo viaggio verso il West. Silas è una specie di Virgilio a pagamento, "solo" 100 dollari per beneficiare della sua scorta, con una certa abilità nell'ammazzare le persone.
 Questo nuovo incontro interculturale per Jay sarà forse più estremo e alienante rispetto a quello con i Nativi...

Silas: <<Com'è Rose?>>
Jay:   << E' una bellezza. Ed è di poche parole. Scaturiscono... con conseguente saggezza.>>
Silas: << Non ci sei mai andato a letto, vero?>>

 Anche Silas rimarrà ben presto sconvolto. Egli scoprirà infatti che sia Rose sia il padre sono ricercati per omicidio, con una taglia di 2.000 dollari sulle loro teste calde o fredde. Jay, che non sa ancora nulla di tutto questo, si sta dirigendo verso una caccia all'uomo dall'esito incerto. Silas capisce ora che quel lavoro quasi imposto non è tanto facile come pensava.


 Ma l'esser sconvolti è una sensazione che in "Slow West" passerà da uomo a uomo come se fosse un virus, trasformando la visione del film in una catena infettiva inesorabile. Perché il West non è quella terra promessa che si aspettava di percorrere Jay. Il West è "una terra in cui se dai un calcio a un sasso, con ogni porobabilità un bandito striscerà fuori da quello stesso sasso e ti pugnalerà dritto al cuore per qualche dollaro".



 Il ricordo della sua ragazza irrompe come petali di fiordaliso in quella distesa infinita. Saranno petali rifocillanti per quell'anima sottoposta ad una lenta e inesorabile evoluzione.



Come avete visto per la disertazione sentimentale tra Jay e Silas, non mancano i dialoghi e le scene ironiche. John Maclean riesce a stemperare la tensione, il dramma e le sparatorie, mai saturanti, con siparietti divertenti.

Jay:<<Darwin parla di evoluzione attraverso la selezione naturale.>> Silas: <<Per il nostro bene speriamo si sbagli.>>

 Il rapporto tra Silas e Jay ricalca, per certi aspetti, il rapporto paternalista tipico dei film western, ovvero quel misto bipolare di protezione e "AU AU AU!" spartano. E' un rapporto che abbiamo visto incarnato nel Lee Van Cleef di "Per qualche dollaro in più" e "Da uomo a uomo", ma anche in "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" grazie ad Artiglio d'Orso e a Del Gue. Ma Silas sembra quasi  il coniglio bianco di questa Alice efebica posta da John Maclean in un'avventura a tratti metafisica e visionaria.



Silas:<<Quelli li puoi mangiare. Mangiandone parecchi puoi "volare" da Rose.>>

 La fotografia è resa da Robbie Ryan sognante e sfumata, diversa dalla saturazione ematica di "Red Road" e da quella elettrica di "Catch Me Daddy". Guardatevi il fantastico "Fish Tank", perché nel white trash c'è sempre qualcosa di prezioso da salvare.
 Appassionato di cinema sin da quando aveva 14 anni, Ryan  scappa dall'Irlanda subito dopo aver terminato il corso universitario di cinematografia. Il Motivo? <<a Londra mi avrebbero pagato per fare gli short film che avevo fatto gratuitamente in Irlanda>>. Italia e Irlanda si assomigliano molto...
 Ma anche il West e l'Olanda hanno qualcosa in comune...




 Tornando alla bipolarità di John Maclean, egli crea un western picaresco in cui sbocciano il dramma e l'assurdo. La dissonanza tra trauma e ilarità surreale, contrasto vivo e spesso essenziale negli spaghetti western, qui diviene improvviso e inaspettato, con una estremizzazione che ricorda quella di Takashi Miike. In un momento ti strappa il cuore, lasciandoti a bocca aperta, nessuna forma di respirazione o fame d'aria. Non hai bisogno di respirare. Poi ti ridà il cuore trasformato come quei palloncini della clownterapia, lasciandoti a chiedere se sia reale o se sia solo l'effetto dell'ipossia.




venerdì 24 luglio 2015

Ken Parker "I Gentiluomini" n°3




     I sensi di colpa sono come sirene impazzite che squarciano il tranquillo velo del sonno. Sirene che ti frustano a sangue mentre giaci nella sicurezza del tuo letto. Collins, ex capitano confederato, non riesce a seminare i suoi sensi di colpa. Non ci sarebbe riuscito neanche se avesse continuato a cavalcare ininterrottamente da quel fatidico 2 aprile del 1862. 
 Ma Collins non fugge solo dagli incubi di una guerra passata e da una purezza ormai persa...


 Puoi essere un gentiluomo, ma se nel west compi il male prima o poi incontrerai Ken Parker. Il nostro eroe verrà travolto non poco dall'azione criminale di Collins e dei suoi colleghi, ma la sua situazione si complicherà ulteriormente a causa di un signore un po' imbranato... Contro dei banditi senza scrupoli sarebbe stata meglio una spalla un po' più all'altezza!



 Il terzo numero di Ken Parker ci mostra il dramma della Guerra Civile e la sua ombra tetra sulla restaurazione unionista. La melanconia sudista ricorda un po' quella descritta da Giorgio Ferroni in "Un dollaro bucato", ma essa rimarrà serrata su Collins e sul suo desiderio di espiazione. Intorno a lui, il sangue e il piombo si fonderanno in un'alchimia esplosiva con le fattezze di Ernest Borgnine e Lee Marvin.




martedì 21 luglio 2015

La città della paura (Station West) di Luke Short





     Jhon Haver ha finalmente raggiunto South Pass City. Sotto quel vecchio cappotto di bisonte si nasconde un tenente del XXVII Fanteria. Non può far altro che continuare a chiedersi per quale motivo al Dipartimento del Plattè gli avessero ordinato di non farsi riconoscere come militare.
 In una stanza oppressa dal fumo di sigaro e da quello di pipa, Jhon può finalmente capire l'origine di quello strano ordine grazie al capitano Iles e al tenente Phil Stellman.
 South Pass City è una città mineraria. I collegamenti con la ferrovia sono da tempo soggetti a rapine, che interessano sia mezzi civili sia mezzi militari. L'ultimo assalto ha portato al furto di settanta uniformi militari. Questa situazione ha convinto le autorità delle miniere a depositare l'oro estratto a Camp Stambaugh, forte sorto per difendere le miniere e i vari insediamenti dall'attacco degli indiani.
 Proprio i recenti attacchi di indiani hanno fatto sorgere alcuni sospetti al capitano Iles. Le aggressioni subite da certi abitanti hanno ridotto il numero di soldati preposti alla difesa del forte, rendendolo più esposto ad un eventuale attacco esterno. L'assenza di prove che quegli attacchi siano compiuti realmente da indiani ha fatto sorgere nel capitano il sospetto che tutto sia collegato.
 Per un gruppo di criminali, vestiti con le divise regolentarie rubate, sarebbe facile impossessarsi del forte durante una spedizione effettuata per difendere la città da un attacco di indiani. Il compito di Jhon sarà quello di trovare le divise rubate. Trovarle e distruggerle.
 Vicoli luridi, che sembrano partoriti dalla mente di Zolà, su cui si muovono reietti che perdono brandelli di vita e onore a ogni passo. Qui siamo nel West, e il sogno americano rende tutto meno malinconico e più proiettato verso un futuro agognato e venerato come l'altare di Satana.
 L'intreccio risulta magnifico, come la capacità di Short di tessere una trama complessa ma chiara, rendendo l'opera un punto di riferimento per molti western infiltrati. Vi è anche una sottile sfumatura rosa che verrà drammatizzata nella trasposizione cinematografica diretta da Sidney Lanfield, film in cui la trama del libro viene completamente mutata.




domenica 19 luglio 2015

"The Reach - Caccia all'uomo" (Beyond the Reach) di Jean-Baptiste Leonetti, il western action thriller... erosivo!






     Ben (Jeremy Irvine) è una giovane guida il cui compito è quello di scorrazzare i borghesi della città desiderosi di vivere un'avventura da cacciatori nel vecchio west.
 Dopo il languido abbandono dalla ragazza, partita per frequentare il college di Denver, Ben viene assunto da John Madec (Michael Douglas), un miliardario desideroso di portare a casa il trofeo di un bighorn, una pecora selvatica nordamericana che magari incontreremo in futuro nella rubrica "Se sei vivo... restaci!". Il lavoro prevede un compenso di mille dollari al giorno!
 Fatte le dovute presentazioni, i due si dirigono verso il deserto del Mojave per cominciare la caccia. Il mezzo utilizzato è quello di Madec, una lussuosissima Mercedes-Benz G63 AMG 6X6. Il passaggio dalla "civiltà" alla purezza del deserto selvaggio, racchiude l'entrata in contatto dell'idealismo di Ben con il cinismo di John. Contatto che ben presto evidenzia la legge della contaminazione tra due corpi...
 La caccia è caratterizzata dall'attesa. La pazienza di seguire le tracce della preda, entrando quasi in simbiosi con l'animale, ma anche con l'ambiente che avvolge e cela la posta silente. Per il ricco Madec la caccia è solo un mezzo per ottenere un trofeo. Della carne morta senza alcun simbolismo esistenziale.
 Carne morta che, a causa della brama di possessione e del desiderio di manifestare il proprio potere sulla natura, assume le sembianze di un uomo. Madec, vista una sagoma muoversi su un crinale, spara senza aspettare la conferma di Ben. Il risultato è un vecchio morto stecchito.
Dal dramma di aver causato la morte di un uomo, si passera a una caccia estenuante. Tutto questo perché la contaminazione è solo parziale e mai totale. Ben non scenderà di certo a compromessi con il finanziere mangia uomini!




 "The Reach - Caccia all'uomo" ha moltissimi punti deboli. Uno di questi è il darwinismo espresso quasi a forza da Madec. Lo squalo di Wall Street cerca di filosofeggiare sul potere dell'uomo innanzi alle avversità. Avversità che cercherà di plasmare a percorso della distruzione del puro Ben, ma il deserto non è la borsa di NY...
 Proprio dal film di Oliver Stone sembra essere prelevato Michael Douglas. Un uomo d'affari senza scrupoli paracadutato in un deserto frutto dell'erosione di: "Duel", "Le tre sepolture", "Non è un paese per vecchi", ecc.
 La caccia all'uomo, filone action su cui si basa l'opera, è la più sconclusionata. Qual'è il fine di tutto quel casino? "L'attesa del piacere è essa stessa il piacere" risponderebbe forse Gotthold Ephraim Lessing. Ma non vi è nulla di razionale in quel comportamento.
 Madec, dopo aver costretto Ben a seppellire il cadavere, comprende di non poterlo avere come complice. Lo costringe quindi a spogliarsi e a vagare scalzo e nudo, tranne che per un paio di boxer, nel deserto.
 Il tizio assassinato è sepolto, se uccidi direttamente Ben nessuno saprà nulla. Perché quindi non dargli un calcio in culo in prossimità di un precipizio e gridare all'incidente? Punti utili al volo ve ne sono in abbondanza. In questa foto sembra che il caro Douglas se ne sia accorto solo a fine riprese...



 La caccia stessa risulta noiosa e non avvincente. Il finale sembra la parodia dei thriller di Brian De Palma con una citazione, da spaccarsi in due dalle risate, dell'Anton Chigurh dei Coen.
 Il film è tratto da  "Deathwatch" di Robb White. Non ho letto l'opera di White quindi mi limito a giudicare la trama del film, che avrebbe potuto avere uno sviluppo più credibile: Madec, compresa l'incorruttibilità del ragazzo, tenta di "incidentarlo" ma questi riesce a fuggire. Avrebbe inizio una caccia più credibile.
 Se proprio si voleva esser "creativi", si sarebbe potuto sostituire il minatore ucciso con un apache, per vedere poi un parente di questi disseppellire l'ascia di guerra e dar origine a una caccia spietata ai visi pallidi. Una sorta di "Southern Comfort" desertico e nativo. Sarebbe nato un b-movie di certo meglio di questo. Altrimenti tanto vale far trainare il suv a un Ben vestito solo di autoreggenti e con tacchi 14 di colore fucsia, mentre il sempre arzillo Douglas canta a squarcia gola questo bel motivetto...




 Cosa si salva del film? Due elementi. Il terzo personaggio che sovrasta i due attori principali, ovvero il sole. Esso risulta quasi inquietante nel suo essere un sicario passivo. Sin dall'inizio si esibisce nella sua potenza, come fosse un'antica divinità pagana risorta.
 Secondo elemento è il paesaggio. Il deserto del Mojave, che in realtà e il deserto del New Mexico, come ci fa notare Poison nel suo fantastico articolo, risulta maestoso e immortale nella sua bellezza, anche se non ripagato da una fotografia adeguata.
Ringrazio Michele Borgogni per la segnalazione e per l'avviso di pericolo!




 

giovedì 16 luglio 2015

Ken Parker "Mine Town" n°2






 E' l'inizio dell'autunno, il nostro eroe si trova nel Montana, presso il Forth Smith. Mentre Ken e i suoi commilitoni cercano di cacciare quanche cervo, per porre termine a questo digiuno forzato che grava sul perswonale del forte, una diligfenza viene attaccata dagli indiani. I rudi masculi intervengono e disperdono i procioni rossi, mettendo in salvo la bella Ling e suo zio Pin Lao, il nuovo cuoco del forte.
 L'inizio potrebbe far venire in mente uno di quei prodotti nati dalla fusione tra gli spaghetti western e il chanbara giapponese, descritti magnificamente da Lucius Etruscus nell'ebook gratuito  "Spaghetti Marziali". Pin ci mostra in effetti, oltre alle sue doti di chef, espresse grazie alle vettovaglie presenti nella diligenza, anche la sua maestria nell'arte mandorlata di menare le mani.




 Ben altro ci attenderà in questa nuova avventura di Ken Parker. Specialmente se una donna avrà bisogna di esser difesa...


 L'inizio è molto goliardico, sembra quasi una miscela tra la taverna frequentata da Obelix e quella di Trinità. La storia evolverà in modo sempre più violento. La seconda parte sarà una sparatoria eterna degna dei più sanguinari e piombosi spaghetti western, con un pizzico di Zinnemann...



mercoledì 15 luglio 2015