domenica 26 luglio 2015

"Slow West" di John Maclean, il western picaresco dipinto dalla fotografia di Robbie Ryan






     Una notte a strapiombo sul cielo stellato, mentre Jay Cavendish (Kodi Smit-McPhee) pensa alla sua amata, Rose Ross (Caren Pistorius). Jay è un aristocratico diciassettenne giunto dalle Highlands scozzesi nel Nuovo Mondo, il fine è quello di incontrare il suo amore, recatasi in America con il padre.
 La solitudine di quel viaggio, in un terreno cosi vasto, è quasi speculare alla solitudine del popolo indiano, le cui terre egli attraversa incontrando solo donne e neonati. Il passaggio attraverso un cimitero indiano, impresso nella nostra memoria grazie al film "Corvo Rosso non avrai il mio scalpo" (Kentucky, BaraVolante), rende ancora più malinconico questo incontro tra culture. L'incontro tra la cultura originaria di quelle terre e una cultura straniera ma ormai padrona, non vi sarà infatti alcuna reazione a quel sacrilego passaggio.
 E' come se il giovane Jay fosse il protagonista di uno di quei viaggi dimensionali tanto amati dalla letteratura fantastica. Il paesaggio diventerà sempre più assurdo e spettrale, con le anime sospese tra vita e morte come fuliggine sottile.
 In questo inferno chiamato Colorado, Jay incontra Silas (Michael Fassbender) che si offre di accompagnarlo nel suo viaggio verso il West. Silas è una specie di Virgilio a pagamento, "solo" 100 dollari per beneficiare della sua scorta, con una certa abilità nell'ammazzare le persone.
 Questo nuovo incontro interculturale per Jay sarà forse più estremo e alienante rispetto a quello con i Nativi...

Silas: <<Com'è Rose?>>
Jay:   << E' una bellezza. Ed è di poche parole. Scaturiscono... con conseguente saggezza.>>
Silas: << Non ci sei mai andato a letto, vero?>>

 Anche Silas rimarrà ben presto sconvolto. Egli scoprirà infatti che sia Rose sia il padre sono ricercati per omicidio, con una taglia di 2.000 dollari sulle loro teste calde o fredde. Jay, che non sa ancora nulla di tutto questo, si sta dirigendo verso una caccia all'uomo dall'esito incerto. Silas capisce ora che quel lavoro quasi imposto non è tanto facile come pensava.


 Ma l'esser sconvolti è una sensazione che in "Slow West" passerà da uomo a uomo come se fosse un virus, trasformando la visione del film in una catena infettiva inesorabile. Perché il West non è quella terra promessa che si aspettava di percorrere Jay. Il West è "una terra in cui se dai un calcio a un sasso, con ogni porobabilità un bandito striscerà fuori da quello stesso sasso e ti pugnalerà dritto al cuore per qualche dollaro".



 Il ricordo della sua ragazza irrompe come petali di fiordaliso in quella distesa infinita. Saranno petali rifocillanti per quell'anima sottoposta ad una lenta e inesorabile evoluzione.



Come avete visto per la disertazione sentimentale tra Jay e Silas, non mancano i dialoghi e le scene ironiche. John Maclean riesce a stemperare la tensione, il dramma e le sparatorie, mai saturanti, con siparietti divertenti.

Jay:<<Darwin parla di evoluzione attraverso la selezione naturale.>> Silas: <<Per il nostro bene speriamo si sbagli.>>

 Il rapporto tra Silas e Jay ricalca, per certi aspetti, il rapporto paternalista tipico dei film western, ovvero quel misto bipolare di protezione e "AU AU AU!" spartano. E' un rapporto che abbiamo visto incarnato nel Lee Van Cleef di "Per qualche dollaro in più" e "Da uomo a uomo", ma anche in "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" grazie ad Artiglio d'Orso e a Del Gue. Ma Silas sembra quasi  il coniglio bianco di questa Alice efebica posta da John Maclean in un'avventura a tratti metafisica e visionaria.



Silas:<<Quelli li puoi mangiare. Mangiandone parecchi puoi "volare" da Rose.>>

 La fotografia è resa da Robbie Ryan sognante e sfumata, diversa dalla saturazione ematica di "Red Road" e da quella elettrica di "Catch Me Daddy". Guardatevi il fantastico "Fish Tank", perché nel white trash c'è sempre qualcosa di prezioso da salvare.
 Appassionato di cinema sin da quando aveva 14 anni, Ryan  scappa dall'Irlanda subito dopo aver terminato il corso universitario di cinematografia. Il Motivo? <<a Londra mi avrebbero pagato per fare gli short film che avevo fatto gratuitamente in Irlanda>>. Italia e Irlanda si assomigliano molto...
 Ma anche il West e l'Olanda hanno qualcosa in comune...




 Tornando alla bipolarità di John Maclean, egli crea un western picaresco in cui sbocciano il dramma e l'assurdo. La dissonanza tra trauma e ilarità surreale, contrasto vivo e spesso essenziale negli spaghetti western, qui diviene improvviso e inaspettato, con una estremizzazione che ricorda quella di Takashi Miike. In un momento ti strappa il cuore, lasciandoti a bocca aperta, nessuna forma di respirazione o fame d'aria. Non hai bisogno di respirare. Poi ti ridà il cuore trasformato come quei palloncini della clownterapia, lasciandoti a chiedere se sia reale o se sia solo l'effetto dell'ipossia.




4 commenti:

Ivano Satos ha detto...

Un bel western originale e "pazzo" come i nostri vecchi spaghetti western. La fotografia di Robbie Ryan è come sempre bellissima. Peccato per i poster utilizzati, infatti ho ripiegato per quello minimalista... Non vedo l'ora di leggere la tua recensione. Grazie Mille Cassidy!!! ;)

Lucius Etruscus ha detto...

Non vale, mi avete lasciato indietro: io neanche sapevo della sua esistenza :-D
Scherzi a parte, splendida rece: devo assolutamente lavorare a un numero estivo di "Western Blogroll" con i vostri specialoni cinematografici ;-)

Il Moro ha detto...

Ora devo guardarlo per forza...

Ivano Satos ha detto...

@Lucius Grazie Mille Lucius, sia per i complimenti sia per il tuo stupendo lavoro con il Western Blogroll ;)

@Moreno Guardalo Il Moro, la parte finale ti spezzerà in due. Roba da prozac terapia ;)