domenica 10 gennaio 2016

Ranch e gigantismo, ossia "Lo scorpione nero" (The Black Scorpion, 1957) di Edward Ludwig e "I giorni del terrore" di Mister No.







     San Lorenzo, Messico. La terra del Messico viene sconvolta da sismi che portano alla nascita di un nuovo vulcano. I geologi Hank Scott (Richard Denning) e Arturo Ramos (Carlos Rivas) si dirigono verso il luogo per studiare gli effetti di quel violentissimo terremoto.
 Quando i due scienziati si recano nei pressi di una stazione di servizio, un paesaggio di distruzione si presenta innanzi ai loro occhi. Una distruzione non causata dal tremore della terra. Oltre a un'auto della polizia e a una casa distrutti, Scott e Ramos scoprono il corpo senza vita di un poliziotto e un neonato fortunatamente incolume. Il sergente pare morto per il terrore e la sua pistola risulta ormai scarica.
 Giunti a San Lorenzo, i due scienziati vengono informati da Padre Delgado, parroco del paese, riguardo le altre morti misteriose in cui le vittime presentavano quello sguardo pieno di orrore. In paese si parla di un toro malefico, simbolo del male in molte antiche civiltà, come responsabile di quelle morti agghiaccianti.
 L'indomani, recatisi presso il cratere, i due scienziati soccorrono la stupenda Teresa Alvarez (Mara Corday), disarcionata dal suo cavallo. Accompagnatala alla sua fazenda, Scott e Ramos scoprono il responsabile di quelle morti misteriose, ossia uno scorpione gigante.




"Lo scorpione nero" unisce tematiche e ambientazioni western agli elementi tipici dei film fantascientifici con animali affetti da gigantismo. Il villaggio di San Lorenzo diviene uno di quei numerosi villaggi del selvaggio West oppressi dal Male, in questo caso rappresentato da aracnidi giganti e non da latifondisti e speculatori che infieriscono su indifesi pionieri. Proprio Scott e Ramos sono una versione più intellettualoide degli eroi dal grilletto veloce che giungono per caso in quelle terre di sofferenza. Anche il loro vestiario e il modo di interagire con l'ambiente ricorda i pistoleri senza macchia e senza paura.



 Il paragone può essere fatto anche con quei film fordiani o con quei romanzi del primo ciclo di Shirreffs, in cui un forte assediato dai pellerossa diviene il baluardo dell'intera umanità. Legame con questi capolavori che si rafforza grazie alla presenza di Mara Corday, sensuale e risoluta proprio come le eroine delle loro opere. Il suo incontro con i due scienziati dà inoltre origine a quegli ironici giochi di forza che sono spesso presenti nei film western e che aprono uno squarcio di spensieratezza nell'attesa del conflitto.
 Possiamo inserirci anche la sfida tra l'uomo e un territorio sconosciuto e selvaggio. Un territorio in cui qualcosa di ben più antico e radicato riemerge per far risuonare il suo urlo di guerra.




 Il film si avvalse degli effetti speciali di  Willis O'Brien, basati su un bellissimo utilizzo dell'animazione passo uno. O'Brien, il cui contributo fu richiesto anche per film come "The Lost World" (1925) e "King Kong" (1933), entrò nel mondo cinematografico grazie alla sua passione per i dinosauri e per la scultura. Prima di ciò, egli svolse numerosissimi lavori, tra cui il cowboy e il cacciatore di animali da pelliccia. L'animatore di "Lo scorpione nero" aveva quindi un passato degno di un personaggio da film western, genere a cui lo stesso regista Edward Ludwig contribuì con due serie tv western, ossia "The Restless Gun", trasmessa dalla rete NBC dal 1957 al 1959, e "The Texan", trasmessa dalla rete CBS dal 1958 al 1960.
 La scenografia del film è di Robert Blees e David Duncan. Di Duncan, Urania ha pubblicato "Il Pianeta Nero" (Dark Dominion, 1954), "L'albero della vita" (Beyond Eden, 1955) e "Missile senza tempo" (Occam's Razor, 1957). Le tre opere vennero pubblicate anche nella raccolta "Millemondiestate 1980".




     Il film di Edward Ludwig mi ha fatto venire in mente una particolare avventura di Mister No, ambientata nel cuore della Foresta Amazzonica. Anche in quel caso vi è un ranch e la presenza di creature, insetti e non aracnidi, affetti da gigantismo. L'avventura è ospitata in ben  3 volumi della serie, essa ha inizio infatti nella seconda parte del numero 40, "Il re del ring", prosegue con il numero 41, "Il mistero di Selva Petra",e termina nella prima parte del numero 42, "I giorni del terrore".





     Manaus. Il nuovissimo aereo di Mister Stark ha avuto un guasto improvviso. Il ricco uomo d'affari si avvale quindi delle prestazioni offerte dall'esperienza di Mister No e dall'affidabilità della sua vecchia carretta. Mister Stark deve raggiungere nel più breve tempo possibile Selva Petra, dove dovrà presentare il suo progetto sperimentale a un gruppo di giornalisti, i quali avranno il compito di elaborare un comunicato stampa per il mondo dell'industria. Il suo progetto consiste nel creare, all'interno della Foresta Amazzonica, un'industria moderna e completa di produzione di carne in scatola, capace di includere nei suoi settori tutti i processi di produzione. Dall'allevamento degli animali all'inscatolamento della carne.




 Dopo alcuni giorni di completo relax, passati da Mister No in attesa di effettuare voli per conto di Mister Stark, all'interno di Selva Petra le cose mutano improvvisamente. Dalla giungla si affaccia qualcosa di terrificante!




 La storia di Nolitta concentra in quel ranch, eretto nel cuore della giungla, gli elementi tipici di del genere, si va infatti dall'origine molto stile anni '50  delle creature mastodontiche, fino alla lotta contro il tempo per cercare di produrre un'arma che possa distruggere quelle aberrazioni.
 A differenza del film di Edward Ludwig, qui la claustofobia regna sovrana. Il problema non è salvare la città, la nazione o il mondo. Il problema è salvare il proprio gruppo. Quel gruppo contratto all'interno dei recinti e di quelle esili mura, circondato da una flora intricata e da una fauna da incubo. Avremo quindi un'atmosfera chiusa, con un'alterazione di tutte le dinamiche di gruppo, poiché in ogni assedio il nemico è nel cuore degli assediati.




4 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Spettacolare "double feature picture show", come direbbe la "bocca" di Rocky Horror :-P
Ho un bel ricordo del film e un'ottima impressione del fumetto: visto che tutta l'avventura finisce in un libro, capisci che stuzzicò i miei "sensi pseudobiblici" ;-)
Sto riscoprendo il maestro Willis O'Brien in questi giorni: se penso che ho adorato sin dall'infanzia ogni suo fotogramma senza sapere chi fosse...
A 15 facevo filmati in stop-motion con la telecamera di famiglia imitando Ray Hatrryhausen ma in realtà anche O'Brien (senza saperlo), e i Lego si prestavano bene: potevano fare molti movimenti pur rimanendo rigidi. Un giorno ti mostrerò qualcosa... :-P

Ivano Satos ha detto...

Felice che ti sia piaciuto Amicius! Hai anticipato l'invio delle scansioni Lucius!
O'Brien è stato un vero genio. Dopo una giovinezza spericolata, ha avuto la fortuna di poter esprimere la sua creatività.
Sei una continua fonte di sorprese Lucius! Il tempo lo hai sempre spremuto al massimo e in modo elevato, anche da piccolo!!!
Felicissimo e onorato di vedere le tue creazioni ;)

Lucius Etruscus ha detto...

Il fumetto di Mister No non ricordo se l'ho trattato nella mia rubrica "Pseudobiblia" o se ho solo pensato di farlo, comunque ti ringrazio del pensiero ;-)
Come dice Bergonzoni, ho fatto voto di Vastità e il buttarmi a pesce sulle mie passioni è attività sportiva che pratico sin da ragazzo. Come si fa a vedere "Scontro di titani" e a non aver voglia di creare modellini in stop-motion? :-D

Ivano Satos ha detto...

Citazione che ti calza a pennello! ;)
Verissimo, quel film ha fatto sognare tutti, anche a livello professionale :)