martedì 26 gennaio 2016

Octavia E. Butler "Legami di sangue"






 Nell'America degli anni '70, una coppia vive il proprio amore al di là delle paure e dell'odio. Dana e Kevin sono due scrittori. Lei è nera, lui è bianco. Hanno traslocato da poco. La casa è piena di pacchi e soprattutto di libri da sistemare. Tutto ha inizio proprio in quel momenti. La vista sfocata. Le gambe che cedono. I sensi che sfumano...
 Dana riprende coscienza in una radura vicina alla riva di un fiume. Improvvisamente sente delle urla. Un bambino che lotta per rimanere a galla. Dana riesce a trascinarlo a riva e a rianimarlo, tutto ciò nonostante la crisi che ha colpito la madre del piccolo Rufus. Ben più pericoloso della madre è il padre, egli punta un fucile verso Dana e...
... lei ricompare in cucina. Nella parte opposta della cucina. I piedi sporchi di fango. Kevin non crede ai propri occhi. Per lui sono solo pochi secondi, per lei sono minuti. Questa è pura follia, e il suo racconto non può di certo mitigare quella sensazione.
 Difficile tornare alla quotidianità quando quella scena continua a pulsare nella tua mente. Difficile quando senti le tue caviglie ancora umide. Difficile quando la vista si sfoca  e quello strano viaggio si compie nuovamente.Un viaggio nelle terre del Sud. Un viaggio nelle terre del Sud nel 1815.





 Dana diviene una sorta di angelo custode per quel bambino. Ogni volta che Rufus ha bisogno di aiuto, ella appare, cercando di proteggerlo. Proteggerlo da un padre violento e dalla sua frusta. Proteggerlo da se stesso e dalla sua folle emotività. Nel sud della prima metà del XIX secolo, Dana dovrà difendere soprattutto se stessa. Il ritorno a casa e al suo tempo non è immediato come avvenne la prima volta. Dana dovrà difendersi dai bianchi e da quella frusta che il padre di Rufus usa soprattutto << con i negri e con i cavalli>>.
 Mentre si chiede il motivo di quei viaggi assurdi, la verità le si presenta in maniera del tutto inaspettata. Quel Rufus è un suo antenato, nonostante la sua pelle candida, e in lei scorre parte di quel sangue. Un sangue che non si è certo mescolato con quello del suo popolo attraverso l'amore...




 Essere immersi in quella cultura è una lenta tortura per Dana. Sopportare la sottomissione del suo popolo non ha come analgesia la consapevolezza che la lenta emancipazione lo eleverà dalla polvere. Neanche la speranza di poter tornare a casa, al suo tempo, mitiga quel dolore, quello strazio. Dana, con le sue descrizioni in prima persona, lacera il nostro corpo attraverso quelle frustate acide che ella descrive. Gli sguardi. Le parole. Le umiliazioni. E' come un'autolisi al suono della sua voce.
 Sentiremo il sudore rigare le nostre membra per tutta l'opera. L'odore della paura. Il rumore della terra rivelatrice, prima che questa ci copra.




4 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Per tanto tempo ho voluto leggere Octavia Butler, soprattutto quando ero un appassionato di Urania, ma non ne ho mai avuto occasione. Leggo dunque con gran piacere questa tua riscoperta ;-)

Ivano Satos ha detto...

Octavia Butler riesce sempre a colpire con violenza l'emotività del lettore, ma con "Legami di sangue" supera sé stessa. E' un vero massacro empatico.
Grazie Lucius ;)

Marcello Nicolini ha detto...

Octavia Butler! Me ne aveva parlato già il mio amico Vlad Sandrini. Ora cercherò di trovare questo Urania. Grazie dell'articolo!

Ivano Satos ha detto...

Vlad è un intenditore. Grazie Mille a te Marcello! :)