mercoledì 9 settembre 2015

"Exit Humanity" di John Geddes, ovvero come vivere l'apocalisse zombie western e sperare nella combustione umana spontanea.






     Tennessee 1871. Dopo sei anni dalla fine della Guerra Civile, Edward Young (Mark Gibson) dovrà vivere nuovamente l'orrore di corpi mutilati e straziati. Dopo essersi assentato da casa per una battuta di caccia, Edward ritrova la moglie trsformata in zombie che si aggira per il bosco. Del figlio Adam nessuna traccia.
 Dopo aver ucciso e seppellito quel non morto con le fattezze del suo amore, Edward dà inizio alla sua ricerca sperimentale sugli zombie, al fine di comprenderne il comportamento e le usanze... Dopo pochissimi giorni arriva a conclusioni che neanche tutta la saga di Romero è riuscita a raggiungere: <<La morte è la sola soluzione!>>  Dopo codesta illuminazione parte alla ricerca del figlio. Ognuno ha le sue priorità!
 Edward non dovrà aspettare molto, lo troverà infatti dopo poco in riva a un fiume. Adam è ormai uno zombi. Neanche noi dovremo attendere molto per tarare il microtomo sulle nostre gonadi...
 Dopo una nottata tranquilla passata a dormire steso su un campo, gli zombie dovevano essere di quaresima, riempie la gavetta con le ceneri del figlio, ucciso e arso su una pira funebre. Più di tre tentativi di suicidio non vanno a buon fine, ciò può solo voler dire che non è giunta la sua ora. Il suo destino è infatti quello di mantenere fede a una promessa fatta al figlio, ovvero portarlo a Ellis Falls. Posseduto quindi da questa missiome divina, Edward incendia la casa, non si capisce bene per quale motivo, e parte con il cremino del figlio per un viaggio in un' America  fatta di ricordi, disperazione e varicoceli...




 L'effetto flashback, invece di generare un trasporto emotivo riguardo l'irreversibilità del dramma, causa un effetto "mal di mare", incentivato dalle sfumature fumettose e dagli inserti stile filmati videogame.
 Devo essere sincero, inizialmente pensavo che fosse un horror con una certa dose di ironia tipo "Wyrmwood: Road of the Dead". Dopo pochi minuti ho capito che l'ironia era in realtà comicità involontaria, elemento che comunque non precludeva la possibilità che fosse un film interessante. Speranza dissipata quasi subito.




 I primi venti minuti sono una carrellata di domande, dubbi, e risposte. Domande che dopo sei anni dall'apparizione degli zombie risultano leggermente tardive. Infatti, come ci mostra la parte iniziale, già alla fine della Guerra Civile c'era qualche morto zampettante...
 Il viaggio, elemento tipico di qualsiasi apocalisse, ben presto si trasformerà in un ponte tra gli standard western e zombie. Edward dovrà infatti salvare una donna da una banda di prepotenti e, udite udite, si vocifera di una cura... Sarà vero o sarà una eugenata?





 Il film vive sospeso in un mondo in cui la dilatazione temporale infetta le scene più snervanti, al contrario di ciò che dovrebbe attirar più l'interesse, ad esempio uno scontro a fuoco, che sfugge come un'anguilla mucosa.  In certi casi invece ciò viene sostituito da quello che ho definito "filmato da videogame". Il film infatti è suddiviso in capitoli, alcuni dei quali presentano un intro fumettoso che sostituisce l'azione reale.
 Uno dei problema di "Exit Humanity" è la presunsione di voler trasmettere una forte emotività, paragonabile a quella trasmessa, per citare due film recenti, da Extincion e Maggie. L'effetto che induce è in realtà di noia mortale, rovinando comunque un'idea che poteva essere interessante. Il "fallone" è stato poi quello di inserire un collegamento con la Guerra Civile quasi a voler far venire in mente Jonah Hex, e quel poster ne è testimone.
 Tutto questo, unito ad un montaggio che sembra un tuffo celentanico e una voce fuoricampo ad effetto cartavetro, portano lo spettatore a sperare con trepidante attesa la combustione umana spontanea.







4 commenti:

Unknown ha detto...

Grazie per la citazione e per il sacrificio di aver visto per noi questo film ;-) Cheers!

Ivano Satos ha detto...

Meritatissima Cassidy!!! ;)
Un esercito di gessi che marcia su una lavagna sarebbe stato più piacevole di un film come questo :)

Lucius Etruscus ha detto...

Incredibile, l'ho visto solo l'anno scorso e non ricordo un solo fotogramma, né riconosco la trama: 'sto film non ha lasciato in me neanche l'ombra di un ricordo! Quindi a priori concordo con la tua rece ;-)

Ivano Satos ha detto...

Ma infatti è ideale per riflettere sugli azzi propri. Improvvisamente ti ritrovi spofondato nei tuoi pensieri e nei tuoi ricordi. Se lo vedi a letto o sul divano ha effetto macchina del tempo... suona subito la sveglia del mattino! ;)