martedì 21 aprile 2015

Davide Lisino - Eroi esauriti





    L'italia è ormai fatta. Bisogna fare gli Italiani certo ma per quello c'è tempo. Cosa più importante è fare la pelle a Garibaldi ed evitare che lui si faccia l'Italia con l'aiuto degli Italiani. Il livello di riconoscenza dei Savoia è pari a quello di Stalin nel  post guerra civile spagnola, ma i mezzi sono più soffusi. Ecco quindi che il re decide in segreto di sguinzagliare una muta di sicari allettati da una proficua taglia. Garibaldi, noto in tutta Europa e in America Latina, può rifugiarsi solo in un luogo. Gli Stati Uniti d'America.
 Le voci son leggere e il vento le trasporta... Appena sbarcato a New York, Garibaldi si ritrova con gli agenti Pinkerton sulle sue tracce e pagati dal Re non-galantuomo. L'italico eroe decide quindi di viaggiare verso il grande West! 
 All'eroe dei due mondi e al suo fido Accornero, suo tenente durante l'imprese belliche passate, si unirà una pistolera più sboccata di un marinaio ubriaco. Calamity Jane accompagnerà i due fuggitivi nella loro avventura yankee.
 Garibaldi non è l'unico nemico di Vittorio Emanuele II in territorio americano. Il cardinale Valentino Cardia ha attraversato l'Atlantico per ringraziare i volontari di origine francese partiti per l'Italia al fine di difender lo Stato Pontificio. Il capo delle guardie svizzere, che hanno il compito di difender il cardinale nella sua trasferta, è Georg Hauser detto "Il cuoco". L'origine del suo soprannome deriva dalla sua passione di bruciare vive le sue vittime... Garibaldi spera di regolare i conti con il cuoco in Luisiana, a Saint Andrew! Dal West al Sud-Est.

  Garibaldi risulta melanconico. Se dobbiamo paragonarlo ad un personaggio western, visto che questo romanzo è un western anche se ucronico, possiamo dire che risulta confrontabile alla parte più introversa di Wild Bill Hickok descritta nel film e nel libro The White Buffalo . O magari allo sceriffo Tyrone di The Duel at Silver Creek. E' un personaggio sconfitto che cerca di rimanere vivo attraverso la ricerca di una meta. Di un ultima meta da eroe. Una morte tragica su cui innalzare il golgota di cui è stato privato nelle battaglie patrie. 
  Le cose ad un certo punto mutano. Il ritmo si fa più veloce e gli eventi si susseguono come un caleindoscopio proiettato in una giostra di ubriachi. Questo perché, come direbbe Cavour, Garibaldi è un rompicoglioni e da tale si comporta. Il vecchio West dona a tutti la possibilità di trasformarsi in giustizieri, soprattutto la dona ai rompicoglioni. Generali yankee carnefici di genocidi, cacciatori di indiani, Borboni esuli e incazzati, banditi sanguinari, ubriaconi maschilisti e violenti, stregoni voodoo... Una marmaglia di bastardi da punire e di innocenti da difendere. Basta avere le palle e quelle a Garibaldi non mancano.
 La sensazione di decadenza, viva nei primissimi capitoli, cede subito il passo ad una viaggio  tra paesaggi magnifici e personaggi grotteschi e surreali. Ma soprattutto un paesaggio di piombo, perché le sparatorie saranno numerose come le zecche scrotali in un giaciglio di bordello, zecche condite dal rosso tipico degli spaghetti western.





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