lunedì 26 ottobre 2015

Hubert Corbin - Deserto di paura






     Grant Waronker, sceriffo della contea di Owens, ferma la sua volante, una nuovissima Chrysler Cirrus, per contemplare la magia del deserto. Una bellezza aspra e maestosa che lo ingloba con la sua essenza silenziosa ed estatica.  
 Lo sceriffo non ha di certo sprecato la benzina pagata dai contribuenti per sollazzarsi con quel paesaggio, che nonostante gli anni trascorsi in quella contea continua a stregarlo. Egli si trova presso la statale 50, che collega Hallock a Haydenton, per un motivo di pura strategia. Coloro che vogliono evitare di passare da Haydenton, nonché da sotto lo sguardo dello sceriffo, usano una stradina sterrata proveniente da Silver Pass. Stradina che passa proprio da quelle parti.
 Una vecchia Subaru, con una nube di polvere a strascico e un nero alla guida, gira proprio per quella stradina dirigendosi verso Hallock. La posta ha dato i suoi frutti. La caccia può cominciare.
 Dopo un inseguimento acrobatico e aromatizzato alla cordite, il fuggitivo viene educatamente convinto ad arrendersi: «Prova a muoverti e ti trapasso il cervello. Ci siamo capiti?»
  Cecil Edolphus Rice, questo il nome del nuovo prigioniero dello sceriffo Waronker, dovrà rispondere alla giustizia del New Mexico per il furto di quella Subaru, ma il suo conto con la contea di Owens è un po' diverso. Il danno apportato alla Chrysler Cirrus dello sceriffo, durante l'inseguimento da urlo, ammonta a 489 dollari e 54 centesimi, pezzi e manodopera compresi. Il giovane dovrà quindi lavorare per pagare il danno arrecato, ma anche le spese di soggiorno ammontanti a diciassette dollari al giorno, fino al giorno del processo. Tenendo conto che il giudice è un ufficiale itinerante, dovrà aspettare almeno un mesetto...
 Rice viene condotto in ciò che sarà la sua "casa" per almeno un mese, cioè un fazzoletto di terra circondato da filo spinato, provvisto di due tende militari e di un secondino col volto sfigurato che sembra uscito da una copertina di Man's Story o Men Today, dove psicopatici nazisti torturavano donnine succinte. Potrà usufruire di ben due brande, al momento è l'unico ospite, al quale verra legato la notte, in tal modo si risparmiano le spese per una guardia notturna, e di acqua per due volte al giorno, erogata ogni volta per mezz'ora. Nel campo esiste per fortuna un'unica regola ben espressa dal guardiano Bert: «C'è solo una regola: non devi mai rompermi i coglioni. Tutto qui. Hai capito?»
 Rice non è affetto dalla sindrome di Stoccolma o dal complesso dello zio Tom, è naturale quindi che la sua prossima mossa sarà fuggire da quel luogo a ogni costo. 
 E' la scelta più logica per un uomo privato dei suoi diritti, ma farlo in una zona in cui i villici son quasi in procinto di assaltare gli edifici statali, per protestare contro le disposizioni federali che hanno vietato la caccia agli animali di grossa taglia, non è certamente molto salutare. Se poi hai la pelle nera puoi risvegliare certi sport non ancora dimenticati...




Hubert Corbin narra di un Nuovo Messico in cui gli abitanti non hanno cessato di essere pionieri. Se prima essi giungevano stremati e sorretti unicamente dalla fede in un futuro migliore, oggi sono pionieri di nuove strategie di sopravvivenza. Il Nuovo Messico non è più quel ricco giacimento di argento e nuove strade economiche devono essere percorse. Strade non sempre facili, comunque non sempre pure come l'allevamento, l'agricoltura e il turismo. Hubert Corbin ci mostra, in Deserto di paura, una cittadina di frontiera corrotta come quelle che popolavano il vecchio West. Una cittadina popolata certamente da persone per bene, ma in cui si sviluppano quelle escrescenze tipiche dei luoghi in cui la sopravvivenza risulta difficile e la distanza dalla "civiltà" fa dimenticare alcuni principi tanto esaltati durante l'osannato saluto alla bandiera. Escrescenza che ben si inseriscono in quel white trash che rende folkloristica ogni cittadina isolata, che sia della frontiera o dell'entroterra.
 La caccia diviene un percorso iniziatico. Lo spazio infinito del deserto si trasforma in un alveale trasparente nelle cui cellette i vari personaggi trasmutano. Nel bene e nel male, quegli uomini cominceranno ben presto a perdere brandelli della propria umanità, fondendosi sempre di più con un paesaggio arido e selvaggio, ma contemporaneamente si renderanno conto della propria vulnerabilità. Cacciare un uomo non è come cacciare un muflone o un cervo, ma anche la natura di notte non è così passiva come il giorno. Di notte la natura torna a essere quel velo d'insicurezza che lambiva un uomo molto più rispettoso del suo potere. Nel deserto sono tutti prede.
 Quando si da inizio a una battuta di caccia, un'unica preda non basta mai...


 Molti definiscono "Deserto di paura" un tentativo mal riuscito di imitare "Deliverance" (Un tranquillo weekend di paura). C'è un leggero elemento in comune, ma in realtà ci sono collegamenti anche con Louis L'Amour o con il film "The Chase" (La caccia ). Il problema è che quando si conosce un unico elemento di paragone si cade facilmente in errore. 

 Hubert Corbin - Deserto di paura (Droit de traque, 1998), 383 pagine, Piemme 2003





4 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Ho adorato questo romanzo, una dosse massiccia di action e thriller come piacciono a me, e chi lo paragona a Deliverance non sa davvero di cosa stia parlando...
L'ho letto sui mezzi pubblici e non volevo mai scendere alla mia fermata per non interrompere la lettura ;-)

Ivano Satos ha detto...

Giustissimo Lucius, è un romanzo che ti rapisce fino all'ultima pagina. A me è piaciuto moltissimo anche "Cadaveri senza volto". Qualche giono fa ho scovato "Weekend di terrore" al mercatino, così posso terminare finalmente le tre opere di Corbin :)

Lucius Etruscus ha detto...

Ricordo i tre di Corben che la Piemme ha ristampato abbondantemente, ma ora Weekend di terrore lo confondo con 24 ore di Greg Iles e non ricordo se l'ho letto.
Se non sbaglio Corben ha scritto solo questi tre titoli: peccato, perché ha uno stile molto bello.

Ivano Satos ha detto...

In "Weekend di terrore" una sorta di riserva naturale si trasforma in una trapolla mortale con le belve libere.
Si, scritti tutti negli anni '90, quindi penso che possiamo scordarci un suo ritorno :(
Hai perfettamente ragione Lucius, è un vero peccato!