martedì 9 giugno 2015

"Yankee" di Tinto Brass. Il western fumettistico metafisico con lo scorpione lisergico, a rilascio graduale, affrancato da Syd Barrett.





  Un bandito entra a cavallo in un saloon. La sua doppietta è spianata come l'alabarda di un cavaliere medievale. Ci vuole poco a farsi consegnare l'incasso, ma altrettanto poco ci vuole a Yankee (Philippe Leroy) e a un'altro avventore per riempirlo di piombo. Le spartizioni son subito fatte, l'incasso è di Yankee e l'altro dovrà rifarsi con le grazie della proprietarie che si arricchirà con la taglia del bandito, il ricercato John Poco Prezzo.
 Yankee raggiunge le terre del New Messico dominate da il Grande Concho (Adolfo Celi). Il suo percorso è costellato dai morti lasciati dai fedelissimi di questo capo vendicativo.
 Vendicativo ma giusto. I suoi "lavoranti" sono fuggiti dopo la rapina a un treno, naturalmente con il bottino. I cadaveri di questi ingrati ombreggiano sul villaggio, pendolando grazie alle corde che cingono i loro colli.
 Il problema è che l'unico grande assente è proprio quello che ha avuto il compito di nascondere la refurtiva. Problema maggiore è che  non sanno della sua morte avvenuta in  una saloon al di là della frontiera...
 Yankee decide di mettersi in società con il Grande Concho, portandogli in dote il bottino di John Poco Prezzo.

 Tinto Brass desidera con quest'opera omaggiare i fumetti americani. La parte iniziale pare più un omaggio a Sergio Leone ma con una fotografia al limite dell'audace. Le riprese di spalle, più che esaltare una tendenza avanguardistica, sembrano quasi un errore di montaggio, così come alcune riprese dal basso. Il dettaglio degli occhi, caratteristica di Leone come poi del Fulci e di Margheriti, sembrano inseriti quasi a forza. In maniera sbrigativa. Altri omaggi a Leone sono inseriti nella trama, e sono numerosissimi. Ma forse vale anche il contrario grazie ad un patibolo vivente...
 Philippe Leroy estremizza con ironia molti elementi tipici dei pistoleri western, la sua figura ricalca esteriormente molto il Kirk Douglas di Il giorno della vendetta (Last Train from Gun Hill). I personaggi comunque, essendo un western fumettistico, è naturale che siano particolarmente eccentrici e al limite del grottesco, cosa di certo non rara in uno spaghetti western. Basta pensare ad un Adolfo Celi tinto che si presenta come un Trimalchione in quel poncho sgargiante con pitonato dorato (video).



 Mirella Martin interpreta Rosita, la pupa del cattivo. Sensualissima in tutte le scene, la vedremo cavalcare con copertura senese attuata da collana a pendaglio, ma anche in uno splendido bagno patrizio. La Martin, come molti personaggi femminili di italian western, è una vittima trascinata dalla follia egoistica dell'uomo.



 Dopo il patto, tra Yankee e il Grande Concho, lo stile diviene più curato. Vi sono molte scene che vedono un interessante uso creativo della fotografia. Il nuovo corso ha inizio con l'esperimento dello scorpione nel cerchio di fuoco, saturo e psichedelico nel suo riscontro etologico. E' la scena più originale del film, e rappresenta un'insegna al neon per far compredere l'indirizzo che il regista si è proposto. Il film, come tutti gli acidi, ci mette il suo tempo per salire...




 Yankee rappresenta un gradino iniziale nell'evoluzione di quegli elementi caratteristici delle future opere del regista, come la scenografia di interni che acceca con le dominanti calde e con quel rosso da villa romana riempitivo di spazi vuoti. Un microcosmo metafisico.




Ma anche il frequente voyeurismo smerigliato risulta presente.




 Abbiamo detto che l'opera acquista lentamente forza e vigore. Da molti considerato un semplice spaghetti western, in realtà è un importante testimonianza dello sperimentalismo all'interno del genere. La fotografia arricchisce gli elementi exploitation e forse un certo estremismo espressivo può farlo deragliare verso un egoistico esercizio virtuosistico. Certamente non è un'opera commerciale come ho letto in alcune sedi. Decisamente no. Piuttosto il Brass trasforma un film con una trama non originalissima in un atto quasi futuristico nell'interazione con un genere estremo ma che come un Enea viene soffocato e limitato dal peso di Anchise. Cosa che avviene ancor oggi...
Peccato per un montaggio che ha violato l'idea iniziale.



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