lunedì 29 giugno 2015

"Da uomo a uomo" di Giulio Petroni





     Quasi nascosti da una pioggia incessante, alcuni banditi si introducono in un ranch, uccidendo silenziosamente tutti gli uomini di guardia.
 I vetri di una finestra isolano la famiglia posta al di là di essi. Li isolano dalla pioggia, dai tuoni, dal sangue, ma non dagli sguardi feroci di quegli uomini. Ben presto la tempesta si riversa all'interno di quelle mura, una tempesta di mani avide e di labbra lascive.
 Il bambino vede ogni cosa, l'inferno dell'onniscienza. La morte del padre, lo stupro della madre e della sorella. Dopo l'omicidio di quest'ultime, la casa viene data alle fiamme. Uno dei banditi, non visto dagli altri, preleva il bambino dal suo nascondiglio e lo metto al sicuro.
  Bill Meceita (John Philip Law) è ormai adulto, egli continua imperterrito ad allenarsi al tiro in attesa del giorno in cui vendicherà la sua famiglia. Mentre si reca sul luogo in cui riposano i suoi cari, Bill incontra  per la prima volta Ryan (Lee Van Cleef), appena uscito di prigione dopo una pena di quindici anni. Bill ancora non sa l'importanza che quell'uomo avrà nella sua sete di vendetta.
 Ryan è finito in prigione grazie al tradimento degli altri membri della sua banda, membri che ora gli stanno dando la caccia. L'uccisione da parte sua di due sicari, che gli avevano teso un agguato, tenderà un legame tra lui e Bill. Uno dei morti indossa infatti degli speroni identici a quelli che Bill vide quella notte. Non è detto però che gli interessi dei due uomini siano comuni...



 Il dettaglio degli occhi, le ripresa a 360°, il gioco espressivo e  l'ossimoro generazionale della complicita/conflitto, rendono il film molto leoniano. L'intreccio di interessi, l'esposizione incognita, la figura dell'infiltrato, sono tutti elementi che, insieme al già citato ossimoro, ricordano moltissimo "Per qualche dollaro in più".
 I legami con lo spaghetti western di Leone, che ben presto sfociano verso il western americano di John Sturges, derivano anche dalla presenza di Luciano Vincenzoni, per quanto riguarda il soggetto e la sceneggiatura, che collaborò con Sergio Leone per "Giù la testa", "Il buono, il brutto, il cattivo" e "Per qualche dollaro in più".
 Ciò non deve far pensare che Giulio Petroni abbia creato un film "omaggio". Basta attendere ed egli fa sbocciare un rosa sanguigna, attraverso i cui petali possiamo osservare l'emotività inquietante prendere forma. Il duello nel saloon rappresenta un tessuto di immane bellezza, incrociato attraverso un gioco di dettagli originale e quasi orrorifico in una certa espressività. Il pianoforte risulta quasi liturgico nel suo isolazionismo.





 Il tessuto di sguardi e di ricordi diviene un velo funebre per quel gioco di riflessi  originato dalla strage passata. La ritualità della morte è predominante e contrastante. Il circolo vizioso che si viene a creare mostra quasi la diversa antropologia funebre del west. Ora isolata ora collettiva, ora reale ora temuta. Ma la ritualità funebre prevede sempre la vendetta, e la sua assenza non può che generare languore nella possibile vittima:
<<Mi piacerebbe avere un figlio come te.  Perché un giorno finirò con una pallottola nella schiena, e non ci sarà un figlio che mi vendicherà!>>

 La stirpe, fonte di immortalità per il padre, che continua a vivere attraverso di essa, diviene fonte di purificazione ultraterrena dello stesso mediante la vendetta.



"Da uomo a uomo" è un revenge movie bipolare. Tra stupri, torture pressorie, sabbiature salate e assalti, Giulio Petroni inserisce molte scene ironiche, capaci di colpire basso e rendere ancora più incalzante il ritmo dell'opera.
 Da segnalare la splendida  interpretazione di Luigi Pistilli, attore mai adeguatamente ricordato.



Bill:    <<Prima che qualcuno mi uccida deve avere il mio permesso, e non lo dò facilmente.>>

Ryan: << No bambino. C'è troppo odio in te, e prima o poi finirai nei guai.!>>
Bill:    <<L'odio è odio. Non ci sono due misure!>>




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