mercoledì 25 novembre 2015

"Intervista western a Mariangela Cerrino" di Lucius Etruscus






Lucius Etruscus
Intervista western a Mariangela Cerrino


I lettori di oggi conoscono Mariangela Cerrino come autrice di thriller – lo scorso ottobre ha presentato Il ministero delle ultime ombre (TimeCrime) – e di grandi romanzi storici – come per esempio Absedium (Rizzoli) – ma possono riscoprire anche la sua vena fantascientifica nella collana “Classici della Fantascienza Italiana” (Delos Digital): ma l’autrice torinese ha spaziato in ogni genere letterario, ed anzi ha iniziato la sua carriera con il western mascherandosi dietro lo pseudonimo di May Ionnes Cherry.
Oggi trovate molte sue opere in digitale – Kindle, Kobo, GooglePlay, BookRepublic – ma l’ho intervistata per parlare del periodo in cui una giovane diciassettenne torinese scriveva uno dei generi “maschi” dell’immaginario popolare.





Raccontare oggi di una ragazza men che diciottenne che inizia a scrivere romanzi western per una grande casa editrice... è davvero incredibile, eppure è così che è andata nel tuo caso. Come ti è venuto in mente di esordire proprio nel western?
La passione per il western certamente è nata in ambito famigliare. Mio padre era un appassionato e aveva tutta la raccolta dei mitici Sonzogno con la “copertina rossa”, che gli amanti del genere non possono non conoscere. Ho cominciato a leggerli quando non avevo più di otto anni. Sono stata una lettrice molto precoce. Quando ho scritto Blue River, il mio primo romanzo, di anni ne avevo soltanto quattordici. Ma frequentavo il Centro Studi Americani a Torino, che aveva una biblioteca stupenda, e dove ho potuto studiare la storia e tutto quanto mi occorreva per l’ambientazione.
Così dopo aver rivisto e riletto il romanzo per un anno, a sedici, con l’entusiasmo dell’età, l’ho spedito alla “Direzione Editoriale” della Sonzogno, che iniziava proprio in quel periodo la sua serie tascabile I Nuovi Sonzogno, con le copertine di Crepax.
Non avevo, ovviamente, nemmeno un nome a cui indirizzarlo... ma è piaciuto, e mi hanno risposto dopo poco più di un mese accettandolo. Comunque, ho fatto tutto da sola... la stesura, la revisione, la ricerca dell’editore, la scelta dello pseudonimo. Come ho più volte dichiarato, era un vero omaggio a Zane Grey, che consideravo il mio Maestro. Ma poi, come è giusto, ho lasciato le sue orme e già nel secondo romanzo, L’ultimo cielo, c’era soltanto May I. Cherry.

Cosa voleva dire per una donna, negli anni Sessanta e Settanta, scrivere romanzi di un genere considerato fortemente maschile?
I miei lettori mi credevano americana. Quindi ero ammessa, per l’esterofilia dominante di quegli anni. Non ho mai incontrato ostacoli.

Per circa dieci anni hai scritto come May I. Cherry per la collana “I Nuovi Sonzogno”: lo raccontavi in giro, che eri tu l’autrice? E se sì, cosa ti rispondevano?
No, non lo dicevo. Il primo a saperlo è stato Gianfranco Viviani, fondatore della mitica Casa Editrice Nord, nel momento in cui mi sono dedicata anche alla fantascienza, all’inizio degli anni Ottanta.




Negli anni Ottanta cominci a scrivere per “I Grandi Western” de La Frontiera, sempre come Cherry ma nascondendoti nella traduzione (come Maria Cerrino). È stato un passaggio fluido o ci sono state differenze rispetto all’epoca Sonzogno?
È stato un passaggio senza alcun problema. La Sonzogno era entrata a far parte del gruppo RCS, chiudendo le collane esistenti, quindi il passaggio è stato inevitabile. Giorgio Cordone e i suoi collaboratori Tiziano Agnelli e Alessandro Zabini mi hanno fatto subito sentire “a casa”. E sono tuttora dei cari amici.

Erano anni in cui il western era molto seguito in Italia, tra film, libri e fumetti. C’era qualche autore o personaggio, italiano o straniero, che ti piace ricordare anche a distanza di tempo?
Un film su tutti: Un dollaro d’onore, con il mitico John Wayne e Dean Martin. Un film perfetto in ogni suo attimo (anche nella colonna sonora).

Dalla fine degli anni ’80 hai cambiato generi letterari: ti è mai venuto voglia di scrivere un altro western?
Qualche volta. Il West offre una tavolozza grandiosa per ogni tipo di romanzo. Ma ciò che questo tipo di narrazione dovrebbe riconquistare, a mio avviso, è la speranza. Quella di un Mondo Nuovo, di Nuove Terre e nuove possibilità, sempre nascoste dall’ultima collina da superare e mai negate a nessuno. E non pensare che oltre a quell’ultima collina c’è soltanto il deserto. La speranza era il segreto del West. Detto questo, non si può dimenticare che anche la fantascienza (o almeno un suo genere) offre le stesse tematiche. In fondo quello che conta davvero è l’uomo, e la sua voglia di andare oltre.

A quale dei tuoi personaggi western sei rimasta più legata?
Il mio personaggio preferito è indubbiamente Elijah McGowen. Gli ho dedicato ben quattro romanzi! So che non a tutti i miei lettori risultava simpatico, ma io l’avevo costruito con tutti i suoi difetti e le sue qualità perché doveva essere reale, ed era davvero tale per me. E poi non apparteneva a nessuno, era al di fuori della società: nessuno poteva imporgli qualcosa. Per me, a quel tempo tanto ricco di ideali, era la condizione perfetta di libertà.




Ringrazio Mariangela Cerrino per la sua disponibilità, vi ricordo il suo recente thriller Il ministero delle ultime ombre e vi segnalo la sua pagina facebook.

Bibliografia western di Mariangela Cerrino

Blue River, I Nuovi Sonzogno n. 14 (settembre 1966)
L’ultimo cielo, I Nuovi Sonzogno n. 26 (febbraio 1967)
L’anima selvaggia, I Nuovi Sonzogno nn. 46-47 (novembre-dicembre 1967)
Lettie Huddlestone, I Nuovi Sonzogno nn. 57-58 (aprile-maggio 1968)
Rio Colorado, I Nuovi Sonzogno n. 62 (luglio 1968)
Il sentiero della vendetta, I Nuovi Sonzogno n. 73 (novembre 1968)
Adios, Amigo, I Nuovi Sonzogno n. 82 (aprile 1969); La Frontiera (1° giugno 1986)
Dalla parte dove soffia il vento, I Nuovi Sonzogno nn. 93-94 (settembre 1969)
La terra del signore, I Nuovi Sonzogno n. 107 (marzo 1970); La Frontiera (15 luglio 1987)
La ragazza di Quanah, I Nuovi Sonzogno n. 125 (dicembre 1970)
Malpaso, I Nuovi Sonzogno nn. 158-159 (marzo 1972)
La fortuna di Charity Hoss, I Nuovi Sonzogno n. 166 (1972)
La pista dimenticata, I Nuovi Sonzogno n. 187 (aprile 1973); La Frontiera (15 luglio 1988)
Tanimari, I Grandi Autori Western nn. 25 e 27 (La Frontiera, agosto e ottobre 1982); I Classici del West n. 64 (La Frontiera, settembre 1986)
Gloria del mattino, I Grandi Western n. 72 (La Frontiera 1983)
L’ultimo sentiero, I Grandi Autori Western n. 40 (La Frontiera, novembre 1983); I Classici del West n. 54 (La Frontiera, novembre 1985)
I fiumi del vento, I Grandi Autori Western n. 49 (La Frontiera, febbraio 1985)
La luce sulle montagne, I Grandi Autori Western n. 51 (La Frontiera, dicembre 1985)





  Lucius Etruscus è vice-curatore di ThrillerMagazine e redattore di SherlockMagazine, gestore del database “Gli Archivi di Uruk” e di vari altri blog, come “Fumetti Etruschi” (recensioni di fumetti di ogni genere), “Il Zinefilo” (dedicato al cinema di serie Z), il “CitaScacchi” (citazioni scacchistiche da ogni forma di comunicazione) ed altri ancora. Scrive saggi su riviste on line, ha partecipato (sia come giuria che come autore) al romanzo corale “Chi ha ucciso Carlo Lucarelli?” (Bacchilega Editore) e su ThrillerMagazine ha raccontato le indagini del detective bibliofilo Marlowe... non “quel” Marlowe, i cui retroscena (ed altro ancora) sono narrati nel blog “NonQuelMarlowe”.
 Noi abbiamo parlato delle sue opere qui e qui. Vi ricordo che l'Etruscus è autore della saga weird western risorgimentale "Giona Sei-Colpi".








2 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Grazie per l'ospitalità ;-)

Ivano Satos ha detto...

E' sempre un onore e un piacere ospitarti Lucius ;)