Lucius
Etruscus
Intervista
western a Mariangela Cerrino
I
lettori di oggi conoscono Mariangela
Cerrino come
autrice di thriller – lo scorso ottobre ha presentato Il
ministero delle ultime ombre (TimeCrime) – e di grandi romanzi storici – come per esempio
Absedium
(Rizzoli) – ma possono riscoprire anche la sua vena
fantascientifica nella collana “Classici della Fantascienza
Italiana” (Delos Digital): ma l’autrice torinese ha spaziato in
ogni genere letterario, ed anzi ha iniziato la sua carriera con il
western mascherandosi dietro lo pseudonimo di May
Ionnes Cherry.
Oggi
trovate molte sue opere in digitale – Kindle,
Kobo,
GooglePlay,
BookRepublic
– ma l’ho intervistata per parlare del periodo in cui una giovane
diciassettenne torinese scriveva uno dei generi “maschi”
dell’immaginario popolare.
Raccontare
oggi di una ragazza men che diciottenne che inizia a scrivere romanzi
western per una grande casa editrice... è davvero incredibile,
eppure è così che è andata nel tuo caso. Come ti è venuto in
mente di esordire proprio nel western?
La
passione per il western certamente è nata in ambito famigliare. Mio
padre era un appassionato e aveva tutta la raccolta dei mitici
Sonzogno con la “copertina rossa”, che gli amanti del genere non
possono non conoscere. Ho cominciato a leggerli quando non avevo più
di otto anni. Sono stata una lettrice molto precoce. Quando ho
scritto Blue
River,
il mio primo romanzo, di anni ne avevo soltanto quattordici. Ma
frequentavo il Centro Studi Americani a Torino, che aveva una
biblioteca stupenda, e dove ho potuto studiare la storia e tutto
quanto mi occorreva per l’ambientazione.
Così
dopo aver rivisto e riletto il romanzo per un anno, a sedici, con
l’entusiasmo dell’età, l’ho spedito alla “Direzione
Editoriale” della Sonzogno, che iniziava proprio in quel periodo la
sua serie tascabile I
Nuovi Sonzogno,
con le copertine di Crepax.
Non
avevo, ovviamente, nemmeno un nome a cui indirizzarlo... ma è
piaciuto, e mi hanno risposto dopo poco più di un mese accettandolo.
Comunque, ho fatto tutto da sola... la stesura, la revisione, la
ricerca dell’editore, la scelta dello pseudonimo. Come
ho più volte dichiarato, era un vero omaggio a Zane Grey, che
consideravo il mio Maestro. Ma poi, come è giusto, ho lasciato le
sue orme e già nel secondo romanzo, L’ultimo
cielo,
c’era soltanto May I. Cherry.
Cosa
voleva dire per una donna, negli anni Sessanta e Settanta, scrivere
romanzi di un genere considerato fortemente maschile?
I
miei lettori mi credevano americana. Quindi ero ammessa, per
l’esterofilia dominante di quegli anni. Non ho mai incontrato
ostacoli.
Per
circa dieci anni hai scritto come May I. Cherry per la collana “I
Nuovi Sonzogno”: lo raccontavi in giro, che eri tu l’autrice? E
se sì, cosa ti rispondevano?
No,
non lo dicevo. Il primo a saperlo è stato Gianfranco
Viviani,
fondatore della mitica Casa Editrice Nord, nel momento in cui mi sono
dedicata anche alla fantascienza, all’inizio degli anni Ottanta.
Negli
anni Ottanta cominci a scrivere per “I Grandi Western” de La
Frontiera, sempre come Cherry ma nascondendoti nella traduzione (come
Maria Cerrino). È stato un passaggio fluido o ci sono state
differenze rispetto all’epoca Sonzogno?
È
stato un passaggio senza alcun problema. La Sonzogno era entrata a
far parte del gruppo RCS, chiudendo le collane esistenti, quindi il
passaggio è stato inevitabile. Giorgio Cordone e i suoi
collaboratori Tiziano Agnelli e Alessandro Zabini mi hanno fatto
subito sentire “a casa”. E sono tuttora dei cari amici.
Erano
anni in cui il western era molto seguito in Italia, tra film, libri e
fumetti. C’era qualche autore o personaggio, italiano o straniero,
che ti piace ricordare anche a distanza di tempo?
Un
film su tutti: Un
dollaro d’onore,
con il mitico John Wayne e Dean Martin. Un film perfetto in ogni suo
attimo (anche nella colonna sonora).
Dalla
fine degli anni ’80 hai cambiato generi letterari: ti è mai venuto
voglia di scrivere un altro western?
Qualche
volta. Il West offre una tavolozza grandiosa per ogni tipo di
romanzo. Ma ciò che questo tipo di narrazione dovrebbe
riconquistare, a mio avviso, è la speranza. Quella di un Mondo
Nuovo, di Nuove Terre e nuove possibilità, sempre nascoste
dall’ultima collina da superare e mai negate a nessuno. E non
pensare che oltre a quell’ultima collina c’è soltanto il
deserto. La speranza
era
il segreto del West. Detto questo, non si può dimenticare che anche
la fantascienza (o almeno un suo genere) offre le stesse tematiche.
In fondo quello che conta davvero è l’uomo, e la sua voglia di
andare oltre.
A
quale dei tuoi personaggi western sei rimasta più legata?
Il
mio personaggio preferito è indubbiamente Elijah McGowen. Gli ho
dedicato ben quattro romanzi! So che non a tutti i miei lettori
risultava simpatico, ma io l’avevo costruito con tutti i suoi
difetti e le sue qualità perché doveva essere reale, ed era davvero
tale per me. E poi non apparteneva a nessuno, era al di fuori della
società: nessuno poteva imporgli qualcosa. Per me, a quel tempo
tanto ricco di ideali, era la condizione perfetta di libertà.
Ringrazio
Mariangela Cerrino per la sua disponibilità, vi ricordo il suo
recente thriller Il
ministero delle ultime ombre
e vi segnalo la sua pagina facebook.
Bibliografia
western di Mariangela Cerrino
Blue
River,
I Nuovi Sonzogno n. 14 (settembre 1966)
L’ultimo
cielo,
I Nuovi Sonzogno n. 26 (febbraio 1967)
L’anima
selvaggia,
I Nuovi Sonzogno nn. 46-47 (novembre-dicembre 1967)
Lettie
Huddlestone,
I Nuovi Sonzogno nn. 57-58 (aprile-maggio 1968)
Rio
Colorado,
I Nuovi Sonzogno n. 62 (luglio 1968)
Il
sentiero della vendetta,
I Nuovi Sonzogno n. 73 (novembre 1968)
Adios,
Amigo,
I Nuovi Sonzogno n. 82 (aprile 1969); La Frontiera (1° giugno 1986)
Dalla
parte dove soffia il vento,
I Nuovi Sonzogno nn. 93-94 (settembre 1969)
La
terra del signore,
I Nuovi Sonzogno n. 107 (marzo 1970); La Frontiera (15 luglio 1987)
La
ragazza di Quanah,
I Nuovi Sonzogno n. 125 (dicembre 1970)
Malpaso,
I Nuovi Sonzogno nn. 158-159 (marzo 1972)
La
fortuna di Charity Hoss,
I Nuovi Sonzogno n. 166 (1972)
La
pista dimenticata,
I Nuovi Sonzogno n. 187 (aprile 1973); La Frontiera (15 luglio 1988)
Tanimari,
I Grandi Autori Western nn. 25 e 27 (La Frontiera, agosto e ottobre
1982); I Classici del West n. 64 (La Frontiera, settembre 1986)
Gloria
del mattino,
I Grandi Western n. 72 (La Frontiera 1983)
L’ultimo
sentiero,
I Grandi Autori Western n. 40 (La Frontiera, novembre 1983); I
Classici del West n. 54 (La Frontiera, novembre 1985)
I
fiumi del vento,
I Grandi Autori Western n. 49 (La Frontiera, febbraio 1985)
La
luce sulle montagne,
I Grandi Autori Western n. 51 (La Frontiera, dicembre 1985)
Lucius Etruscus è vice-curatore di ThrillerMagazine e redattore di SherlockMagazine, gestore del database “Gli Archivi di Uruk” e di vari altri blog, come “Fumetti Etruschi” (recensioni di fumetti di ogni genere), “Il Zinefilo” (dedicato al cinema di serie Z), il “CitaScacchi”
(citazioni scacchistiche da ogni forma di comunicazione) ed altri
ancora. Scrive saggi su riviste on line, ha partecipato (sia come giuria
che come autore) al romanzo corale “Chi ha ucciso Carlo Lucarelli?”
(Bacchilega Editore) e su ThrillerMagazine ha raccontato le indagini del
detective bibliofilo Marlowe... non “quel” Marlowe, i cui retroscena
(ed altro ancora) sono narrati nel blog “NonQuelMarlowe”.
Noi abbiamo parlato delle sue opere qui e qui. Vi ricordo che l'Etruscus è autore della saga weird western risorgimentale "Giona Sei-Colpi".
2 commenti:
Grazie per l'ospitalità ;-)
E' sempre un onore e un piacere ospitarti Lucius ;)
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