Il cinema western di Sergio Leone ha aperto la strada al rinnovamento di un genere ormai fagocitato dai suoi miti e antenati. Gli spaghetti western hanno agito da incubatrice per la creatività di registi che sono stati in grado di osare.
Lucio Fulci, con Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro, fece coniare a Moravia la definizione di film artaudiano. Un altro suo spaghetti western, I quattro dell'apocalisse, venne definito western gotico.
Bud Spencer e Terence Hill, con la loro parodia degli spaghetti western, hanno stemperato il rosso condimento del Leone rendendo il pasto adatto allo svezzamento di futuri aficionados del genere più pepato.
L'Italia quindi, patria degli spaghetti western, diviene anche tavola calda della loro contaminazione. Tra i vali ibridi, come direbbe Abatantuono, vi sono gli spaghetti marziani.
Ma quale disturbo bipolare ha indotto la nascita di questo sottogenere? Lucius Etruscus, attraverso l'opera gratuita "Spaghetti marziali, quando gli italiani inventarono il kung fu western", ci presenta l'evoluzione di questo strabico frutto. La cinematografia, come tutta l'arte in generale, è piena di copia e incolla, stagionature, lievitazioni, fermentazione e adulterazioni. Il figlio della colpa, di queste accoppiate internazionaliste, è "Oggi a me... domani a te!" di Tonino Cervi. Brett Halsey, noto in Italia soprattutto per la sua partecipazione ad alcuni film di Bava e Fulci, interpreta un innocente che ha pagato in carcere l'ingiusta accusa di aver ucciso la propria moglie. Una volta libero decide di rintracciare il vero colpevole e di fargliela pagare. Il cattivone non è il solito bandito messicano o il soldato della Guerra Civile che ha rinnegato gli obblighi verso la divisa. Il criminale è un giapponese con katana annessa. Mentre gli spettatori si guardano stupiti chiedendosi <<Ku fu 'sto limoncello?>>, una nuova figura comincia a danzare tra le italiche pellicole. Questa figura, gentile o sadica in base alle necessità, è il figlio dell'Asia mistica e marziale, ascetica e affamata, sfruttata e crudele.
L'ondata dei film di arti marziali, i made in Hong Kong più estremi, innescherà una fortissima virata verso lo splatter.
L'Etruscus ci accompagna in uno strepitoso viaggio nel cinema internazionale degli anni '60 e '70. Dall'Italia si passa all'America e, infine, all'Asia del ventunesimo secolo che riprende un genere da noi morto nel 1975. Fosse morto solo quello...
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