mercoledì 18 febbraio 2015

"I Quattro Dell'Apocalisse" di Lucio Fulci



     I Quattro Dell'Apocalisse è il secondo spaghetti western per Lucio Fulci.
 Il baro Stubby Preston viene messo in gattabuia appena giunto a Salt Flat. Come tutte le celle, anche questa è popolata da una certa fauna caratteristica. Qui Stubbu conosce: una prostituta, Emanuelle 'Bunny' O'Neill; un afroamericano in grado di parlare con i morti, Bud; un alcolizzato che la dolce fanciulla chiama  sporco maiale fottuto, alias Clem.
 Stubby Preston è interpretato da Fabio Testi, che tornerà a lavorare con Fulci in Luca il contrabbandiere (1980). Bunny ha il bellissimo volto di Lynne Frederick, per i fans di Peter Sellers ciò non fu un caso... Clem è Michael J. Pollard.
 Chi ama scommettere ama  puntare su tutto. Mentre Stubby organizza una corsa clandestina di scarabei, la ridente cittadina viene assaltata da alcuni criminali a volto coperto.
 Le ferite d'arma da fuoco sembrano esplosioni di aneurismi. La gente viene impiccata rendendo il villagio un enorme e ramificato albero della cuccagna necrofilo.
 Le fucilate non disturbano certo il nostro allibratore, e neanche lo sceriffo che continua a mangiare con gusto e calma. Ma tutti i nodi vengono al pettine. I banditi sono in realtà sterilizzatori puritani, in combutta con lo sceriffo, che hanno deciso di purificare la cittadina dal peccato. I quattro galeotti si salvano dall'impiccagione grazie al denaro di Stubby.




  I quattro partono con un carretto in cerca della città più vicina. Incontrano prima degli Amish e poi Chaco, un cacciatore interpetato da Tomas Milian. Stubby finge di essere il compagno di Bunny, che è incinta. Chaco si unisce ai quattro e, dopo l'assalto guidato da uno sceriffo, loro capiscono di non avere a che fare solo con un fuggiasco. Questi infatti scuoia l'addome dello sceriffo restando indifferente alle sue urla strazianti.




 Chaco fa assumere agli altri diversi bottoni di peyote. Stubby, che come dice Bunny non si fida di nessuno, sputa la polpa allucinogena. Il Fulci rende "alterato" questo momento grazie a inquadrature soggettive che si alternano con punti di vista estremamente alti o estremamente bassi.
 La situazione, dopo l'uso dell'allucinogeno, non può che precipitare. 
 Il film, dopo la partenza dalla città degli impiccati, sembra uno di quei western influenzato dalla controcultura degli hippie. L'esaltazione della vita bucolica e vagabonda, libera, ma anche un'accusa all'estremismo religioso e alle sue azioni crudeli. Ma Fulci vira improvvisamente grazie alla figura di Chaco. Se proprio dobbiamo parlare di figli dei fiori, lui fa venire in mente uno dei membri della Famiglia. Sadico e spiritato. Neanche quel pazzo drogato di el Indio è arrivato a tanto. Un Jack Sparrow con le surrenali e le gonadi che friggono al calor bianco.




  Film iperviolento sospeso tra vendetta e carità. Ad un certo punto i personaggi appaiono come una sacra famiglia in cerca di riparo e pace. Stubby e Bunny sono come i detentori di una simbologia sacra. Una natività fulciana dei gesti e delle azioni. Una natività immersa tra paesaggi e anime post-apocalittiche. Si, questo film sembra un'opera post-apocalittica. E' come se gravasse qualcosa su ognuno di loro e sull'intera terra, qualcosa che solo una nascita potrebbe liberare.

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