mercoledì 13 maggio 2015

"Gallowwalkers" di Andrew Goth, tra Sergio Leone, Mad Max 2 e... il letargo!






     Un ragazzino riversa secchi colmi di sangue in un pozzo al centro del nulla. Viene interrotto dall'improvviso sopraggiungere di un cavaliere solitario e dal suo dono, ovvero un cadavere che viene immediatamente decapitato.
 Il cavaliere solitario è Aman, versione afroamericana dei nostri massari amanti del sanguinaccio. Aman ha una missione. Per poterla concludere libera un giovane prigioniero, probabilmente originario di  Seattle, dalle grinfie delle giacche blu. Aman non vuole un semplice scudiero o un goliardico Sancho Panza, decide quindi di addestrare l'appena scarcerato Fabulos seguendo il principio leninista, per cui la pratica è superiore alla teoria, integranolo con aspetti montessoriani.
 Mentre il pistolero mette in pratica le sue alchemiche teorie pedagogiche, una calamità scende su quelle terre. Kansa è il cattivone di turno e il suo desiderio folle è quello di trovare Aman è vendicarsi del torto subito. Kansa è i membri della sua banda sono tutti non morti.
 Andrew Goth, regista e sceneggiatore dell'opera, gioca molto con i colori accesi e con il contrasto che viene a crearsi con lo sfondo smorto del deserto o con quello cromaticamente opposto del cielo. Ciò rende Gallowwalkers ancora più simile ad un film post-apocalittico, grazie anche ad una popolazione di albini e a una comunità di estremisti religiosi. La banda di Kansa incentiva questa visione grazie alla sua estetica da  Humungus a cavallo in continua processione da Venerdì Santo.




 Anche un certo frugolo aiuta il legame con "Mad Max 2 - The Road Warrior", un minimo di pietà ha concesso di armarlo in maniera diversa. Simona Brhlíková, la pupa del cattivone, è un incrocio tra Patty Pravo e il Bowie di Labyrinth.




 "Gallowwalkers" diviene un calderone in cui poter infilare tutto. Mi ricorda certi chef che prendono una miriade di prodotti dop, doc e igp, li uniscono creando spume, condense e vapori, per sfornare alla fine portate delle dimendioni di un testicolo di topo muschiato e dal sapore talmente neutro da indurre precocità d'Alzheimer. Tutto ciò dopo aver stuprato ottimi prodotti.




 Gli stessi personaggi sono talmente stereotipati da sembrare fotomontaggi. Potrebbero evaporare senza lasciar ricordi e pensieri. Il ritoccatore delle foto di Stalin avrebbe un lavoro infinito nel migliorar l'opera, anche se rimarrebbe solo il paesaggio e qualche elemento tipico della classe dei  mammiferi...
I dialoghi sembrano partoriti dagli egoisti di un giro di cilum. Specialmente per quanto riguarda Kansa che ricorda più Fred Buscaglione che Lestat de Lioncourt. Non basta citare Sergio Leone, George Miller e altri, miscelare il tutto con una fotografia shocking saltante tra campi e dettagli,  per creare qualcosa di godibile. La macchietta è sempre dietro l'angolo insieme al trauma uretrale.




Ho visto il film dopo aver letto la recensione non misericordiosa del Moro apparsa su Storie Da Birreria, il suo fantastico blog che vi consiglio caldamente di visitare.





4 commenti:

Il Moro ha detto...

Intanto grazie della citazione! :-D
Il weird west mi attira sempre, purtroppo i prodotti cinematografici del genere sono pochi e per lo più mediocri...
Il Moro

Ivano Satos ha detto...

E' sempre un piacere :)
In questi giorni dovrei vedere "Dead in Tombstone". Speriamo bene... ;)

Lucius Etruscus ha detto...

Ho cercato in tutti i modi di farmelo piacere, e trovo che hai individuato perfettamente il difetto: è un insieme di ottimi spunti, aggiungo anche splendide inquadrature... ma l'insieme è pessimo!
Dispiace che Snipes non azzecchi più un colpo da tempo immemore, ma ancor di più che il Weird Western in Italia venga legato a pessimi prodotti.

Ivano Satos ha detto...

Il western è ricco di personaggi silenziosi, da Clint Eastwood a Klaus Kinski, che risucivano a trasmettere mille emozioni con i soli occhi, ma Snipes nel film non è solo silenzioso, è un vestito che cammina. Il cattivone poi sembra in perenne televendita della propria malvagità. Hai ragione Lucius, in questo modo il Weird Western appare come un fenomeno demenziale e barocco.