martedì 22 marzo 2016

Alessandro Reali "Risaia crudele. Quei giorni dell’inverno ’45"






 Casoni Borroni, agosto 1998. I cimiteri, per chi ha solcato la storia di quelle terre, sono come biblioteche. Ogni lapide nasconde il racconto di una vita. Una vita rievocata da quel nome inciso, come fumi di lauro, in un antico tempio, che avvolgono il visitatore. Romanzi il cui rimembrare non scorre pagine, ma dissotterra dolori sepolti che lentamente ricoprono i vivi come i morti.
 Quella terra, Lisandro comincia a sentirsela addosso, dopo esser tornato nel luogo in cui è nato settantacinque anni fa. Ritornato dalla California per rispondere a un invito inaspettato, egli troverà quei ricordi ancora vivi, come se il finire del '44 non fosse poi così lontano. Un tempo che l'ha visto passionale e folle, incapace di trattenere il suo spirito ribelle e vendicativo.
 Un '44 in cui il Giusto non può voltare il capo altrove, facendosi magari trascinare dalla sudditanza a un padre potente o dal complesso dell'impotenza verso la forza dei possidenti locali, la cui aderenza ideologica verso correnti di amor patrio sono solo vili menzogne aristocratiche per difendere diritti altrui espropriati. Un modo per continuare a marcare il proprio territorio e i propri schiavi, perché questo era il senso reale di tal aderenza. Erano altri coloro che morivano per un ideale. Erano altri coloro che morivano per la fede, visto che anche il clero mostrerà il suo volto in questo gioco di poteri e interessi.
 Il controllo del territorio e delle altrui vite, viste come elementi propri della terra posseduta e dominata, sono elementi che collegano l'opera di Reali al genere western, così come la ribellione degli umili. Ulteriore elemento di connessione e il rapporto edipico, soprattutto con gli spaghetti western. Nell'opera incontreremo Leone, il quale incarna perfettamente il personaggio plasmato da un padre ingombrante, incapace di liberarsi da quel giogo che lo porge su rotaie ormai forgiate verso un destino tragico.
 Proprio come uno spaghetti western, vedremo non solo fucilate squarciare volti imploranti, ma anche corpi appesi come quarti di bue, a dissecar di sangue il proprio corpo come dell'anima quello di coloro che lì li posero.
 Alessandro Reali  dà inizio a "Risaia crudele" proprio con un paesaggio tipico del nostro genere preferito, ossia il cimitero, fonte battesimale di ogni vendetta!








4 commenti:

Massimiliano Riccardi ha detto...

Da genovese, anche se non è il mio editore, devo dire che i libri dei fratelli Frilli sono sempre molto interessanti.

Ivano Satos ha detto...

Verissimo, ha uno splendido catalogo!

Lucius Etruscus ha detto...

Non avevo mai analizzato la tematica dei cimiteri prima di leggere i tuoi post, ma ora ma stuzzica particolarmente la loro simbologia.
Grazie per queste belle chicche ;-)

Ivano Satos ha detto...

Grazie a te Lucius. Per gli eroi western, i cimiteri sono ottimi terreni di coltura. Infatti ci son quelli che, come i vampiri, se lo portano dietro. ;)